L’Egitto esplode contro Mohammed Morsi. All’indomani del decreto con cui il presidente egiziano ed ex leader dei Fratelli Musulmani si e’ attribuito nuovi poteri le strade del Paese diventano palcoscenico di protesta. Migliaia di dimostranti hanno invaso piazza Tahir, simbolo della rivoluzione dello scorso anno, chiedendo le dimissioni del presidente e accusandolo di ‘golpe’.

Gli uffici del Partito Liberta’ e Giustizia, l’emanazione politica dei Fratelli Musulmani, sono stati dati alle fiamme nelle citta’ lungo il canale di Suez, Ismailiya e Port Said; una sede e’ stata data alle fiamme anche ad Alessandria d’Egitto, dove diverse persone sono rimaste ferite. Sempre ad Alessandria, dove la situazione e’ tra le piu’ tese, almeno 25 persone sono rimaste ferite negli scontri. In mezzo al caos provocato da un decreto con cui si e’ dato poteri praticamente illimitati, il ‘faraone’ Morsi, come lo aveva ribattezzato l’ex capo dell’Aiea Mohamed el Baradei, ha voluto placare la rabbia del popolo definendosi “il presidente di tutti” che tutto quello che fa e’ per “completare gli obiettivi della rivoluzione”. Con toni retorici, a volte minacciosi, e un discorso fiume, da un palco posto di fronte al Palazzo presidenziale dove si erano raccolti da stamane migliaia di suoi sostenitori, il presidente egiziano ha difeso le sue ultime mosse dicendo che il Paese e’ “sulla strada della liberta’ e democrazia”. “Io voglio la stabilita’ politica, la stabilita’ sociale e quella economica; ed e’ questo cio’ a cui sto lavorando”. – Morsi ha detto anche di non essere contro l’opposizione e invece di tenere “a un’opposizione forte, reale e vera”; ma poi, con un riferimento diretto agli oppositori di matrice liberale e laica raccolti a piazza Tahrir, ha aggiunto che “nessuno – ne’ chi e’ a piazza Tahrir, ne’ nessun altro – puo’ prendersi il merito della rivoluzione: la rivoluzione e’ stata guidata dai suoi obiettivo e non da qualcuno in particolare”. Discorso che non ha sicuramente convinto almeno i suoi piu’ stretti collaboratori: uno dei quattro consiglieri presidenziali, il copto Samir Morqos, ha dato le due dimissioni “definitive e irrevocabili” contro la decisione di Morsi di blindare i suoi poteri dinanzi alla giustizia. E in serata anche Sekina Fouad, consigliere del presidente, nonche’ scrittrice e giornalista, ha espresso il suo dissenso per le decisioni di Morsi e ha lasciato l’incarico. Intanto il procuratore generale destituito ieri Abdel Maguid Mahmoud ha annunciato il ricorso dinanzi ala Corte di Appello, secondo una sua stessa intervista sulla stampa locale. Domani il comitato dei consiglieri di Morsi, intanto, ha preannunciato che si pronuncera’ sul decreto presidenziale che ha scatenato le proteste. Iniziano intanto ad arrivare le prime reazioni internazionali: gli Stati Uniti hanno lanciato un appello alla calma, invitando le parti a risolvere pacificamente le loro differenze. “Le decisioni e dichiarazioni annunciate il 22 novembre hanno suscitato preoccupazione in molti egiziani e nella comunita’ internazionale”, ha affermato il portavoce del dipartimento di Stato Victoria Nuland.

 

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