CASERTA – Il dieci luglio 2012, la Giunta Comunale ha approvato la delibera n. 96 riguardante la sanzione amministrativa in misura ridotta per violazione delle ordinanze sindacali, relativa  alla prostituzione su strada.

 

Nell’ Ordinanza Sindacale, allegata alla predetta deliberazione, si è fatto riferimento al comma 4 dell’ art. 54 del Decreto Legislativo 267/2000, dichiarato illegittimo da una Sentenza della Corte Costituzionale nella parte in cui consente al Sindaco, quale ufficiale del Governo, di adottare provvedimenti a “contenuto normativo ed efficacia a tempo indeterminato”, al fine di prevenire ed eliminare gravi pericoli che minacciano la sicurezza urbana, anche fuori dai casi di contingibilità ed urgenza.

 

Speranza per Caserta, nel rispetto della predetta Sentenza n. 115/2011, aveva fatto osservare con una apposita interrogazione, presentata il 17 luglio scorso, che la corretta interpretazione della norma non conferisce ai Sindaci alcun potere di emanare ordinanze di ordinaria amministrazione in deroga a norme legislative o regolamenti vigenti, consentita invece per le ordinanze di necessità ed urgenza.

L’approfondimento della problematica, grazie alla contestazione del Gruppo Consiliare di SpC, ha portato ad annullare di fatto quella ordinanza e ad emetterne un’altra quattro mesi dopo (Ordinanza n. 112 del 29/11/2012), questa volta a carattere contingibile ed urgente ed a tempo determinato, resa immediatamente esecutiva dal 1 dicembre 2012 e fino al 28/02/2013.

Nell’apprezzare lo sforzo compiuto dall’Amministrazione Comunale, volto a perfezionare il provvedimento, i Consiglieri Naim e Apperti ribadiscono con forza che affrontare il fenomeno solamente sanzionandolo, significa perseverare nei percorsi dell’esclusione sociale, in quanto le donne coinvolte sono vittime da salvare e proteggere.

Significa non riflettere abbastanza sul fatto che il mondo del sesso a pagamento è, nella maggior parte dei casi, lo stesso del mondo della droga, della camorra, di tutta quella parte dell’umano che ha a che fare con la violenza e con il dolore. Lo sforzo, dunque, deve essere rivolto contro lo sfruttamento e la tratta e non contro le vittime.

La piaga dello sfruttamento sessuale, a danno di tante giovani donne migranti, deve essere affrontato sperimentando nuovi modelli di intervento sociale e potenziando il sistema di un welfare di comunità, con il coinvolgimento attivo delle Associazioni femminili, che sul territorio si impegnano a liberare proprio quelle donne in “condizioni di schiavitù”,  di cui si fa esplicito riferimento nell’ordinanza del Sindaco Del Gaudio, ma evidentemente non del tutto percepito nella sua valenza reale e drammatica.

 

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