“Ci sono tanti che hanno creduto nella rivoluzione liberale del ’94 e che negli anni si sono allontanati, come me, per una questione di fondo, perche’ i loro valori non erano in vendita. Altri si sono dissociati in questi giorni come Frattini, Pisanu e Mantovano votando la fiducia a Monti in dissenso con il Pdl. Altri ancora, di fronte alle ennesime piroette, manifestano un disagio profondo e reale. Tutti vanno rispettati”.

Lo dice in un’intervista al Corriere della sera, il leader dell’Udc, Pierferdinando Casini, aprendo le porte del Centro. Alla domanda se siano pronti ad accogliere politici come Alemanno e Sacconi che fino a poco tempo fa erano più che critici nei confronti dell’Udc, Casini replica: “Non sono io che devo dare le pagelle, certo la contabilità degli insulti che ho ricevuto è così vasta che non posso permettermi di vivere di rancori”. Quanto all’ipotesi di una lista che rappresenti i pidiellini che guardano a Monti, Casini afferma: “Vedremo”, “quando queste scelte si materializzeranno esprimeremo un giudizio. Tutto è in movimento in questi giorni, basta guardare al mondo cattolico che si esprime con molta chiarezza, a partire da Avvenire”. Con il movimento Verso la Terza Repubblica, di Montezemolo e Riccardi, i rapporti, prosegue il leader Udc, sono “ottimi e abbondanti”. “Non abbiamo mai ritenuto che la costruzione di un nuovo centro fosse un’avventura solitaria – fa sapere -. Sarebbe un errore. Più l’alleanza è larga e condivisa meglio e”. Ad ogni modo, aggiunge, “loro si presenteranno per la prima volta e saranno posti al vaglio dell’elettorato”. Quanto all’Udc, Casini spiega: “Faremo liste rinnovate perché ciò è imposto dai tempi ma non cederemo alle sirene del grillismo”. Gianfranco Fini? “Troppi – osserva – dimenticano che senza di lui avremmo ancora Berlusconi”, il quale, “in questi giorni fa cose incomprensibili e contraddittorie” e “ad ogni modo la ricetta del presidente del Consiglio è incompatibile con quella del Cavaliere”. Infine per Casini “D’Alema ha usato termini forti che non mi piacciono. Sono rattristato da un’asprezza che sa tanto di intimidazione”. “Tutti sanno quanto stimi Bersani – aggiunge -, ma in questi giorni emerge una vecchia tendenza del passato: si parla di incontro tra progressisti e moderati ma si vuole un centro piccolo, che non dia fastidio” mentre “il Pd ha sottovalutato le conseguenze dell’alleanza con Vendola. Mi chiedo: che cosa ha in comune con Enrico Letta e Marco Follini?”.

 

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