Domenica da dimenticare per la Colombia. A Cuba, dove da settimane vanno avanti i negoziati di pace, i guerriglieri delle Farc hanno annunciato la fine del cessate il fuoco unilaterale dichiarato due mesi fa perche’ il governo di Bogotà, accusano, rifiuta di unirsi alla tregua. Fin dall’avvio – a ottobre in Norvegia – del nuovo tentativo di pace tra Bogota’ e le Forze armate rivoluzionarie della Colombia (Farc), i guerriglieri hanno chiesto al presidente Juan Manuel Santos di aderire alla tregua. Il governo colombiano ha pero’ piu’ volte respinto ”concessioni di tipo militare”.

“Con la morte nel cuore, dobbiamo ammettere che torniamo ad una guerra che nessuno nel Paese vuole”, ha annunciato oggi dall’Avana il capo negoziatore delle Farc, Ivan Marquez, prima di entrare nell’ultima sessione di negoziati aperti ufficialmente nella capitale cubana lo scorso 19 novembre. Marquez ha d’altra parte sottolineato quanto detto dallo stesso Santos, il quale ieri ha riconosciuto il sostanziale rispetto dei guerriglieri della fine delle azioni militari. Durante un incontro giorni fa con i vertici della polizia era stato esaminato – aveva puntualizzato Santos – proprio ”la fine del termine della tregua unilaterale” delle Farc, patto che “a dire il vero è stato rispettato, anche se con qualche eccezione”. “Dobbiamo allo stesso tempo dire al popolo colombiano” che le forze armate “sono a conoscenza della pianificazione di alcuni tentativi terroristici”.

“Fare terrorismo – aveva concluso – è relativamente facile, ma e’ in realta’ una dimostrazione di debolezza: basta prendere un ragazzo con una valigetta piena di esplosivi e metterlo vicino a una banca o a un negozio”. Durante la tregua (tra il 20 novembre e il 17 gennaio), i guerriglieri hanno portato a termine ”57 azioni violente”, hanno d’altra parte riferito fonti ufficiali, sottolineando il rischio di possibili attentati contro distributori di benzina o strutture petrolifere in sei regioni del Paese. Il ‘no’ alle ”concessioni militari” si spiega con il fatto che gia’ nel negoziato di pace, poi fallito, tra il 1998 e il 2002, la guerriglia riusci’ ad approfittare della creazione di zona ‘demilitarizzata’ nella regione del Caguan, finendo per rafforzare le proprie posizioni contro Bogota’. Santos non vuole in sostanza ripetere tale errore. Di fronte a questo stallo, Marquez ha chiesto al governo di prendere in considerazione quanto meno un accordo per giungere ad una ”normalizzazione” del conflitto. E anche alcuni analisti sostengono che il ‘corto circuito’ governo-Farc di queste ore potrebbe essere superato tramite un ”patto” che abbassi il livello degli scontri ed escluda dal conflitto alcune aree e villaggi molto colpiti dalla guerra in corso ormai da anni tra Bogota’ e le Farc, gruppo guerrigliero nato nei primi anni ’60, il piu’ antico dell’America Latina.

 

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