Pier Luigi Bersani ingrana l’inversione a U della campagna elettorale. Basta con i politicismi e le discussioni “sui centimetri di distanza tra me e Monti”, avanti con la politica che “guarda la gente all’altezza degli occhi”.
E se nella sua strada il leader Pd trova un ‘alleato’ nel presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, che lancia l’allarme sull’economia reale, il candidato premier del centrosinistra mette alla pari i suoi principali rivali, Monti e Berlusconi, nella capacità di affrontare l’emergenza sociale che la crisi ha aperto. “Né dal miliardario né dai tecnici, che guardano le statistiche, ci può essere orecchio al tema sociale”, accusa Bersani che chiede “rispetto” al Professore perché ora trova “tanti problemi nel Pd che prima non vedeva” e si permette “di fare le pulci dopo aver creato problemi come quello degli esodati”. Il segretario Pd arriva nella sala consiliare di Albano, alle porte di Roma, e si scrolla subito di dosso il peso di chi accusa il Pd di responsabilità nelle vicende del Monte dei Paschi di Siena che ieri hanno spinto il presidente Giuseppe Mussari alle dimissioni. “Il Pd fa il Pd, le banche fanno le banche”, taglia corto Bersani molto più interessato a lanciare, davanti alla platea di associazioni e di volontari, un nuovo messaggio di sinistra, dopo il taglio degli F35. “Non voglio promettere miracoli ma sia la destra sia il governo tecnico hanno abbandonato il tema sociale ed invece non c’é più tempo, siamo sotto la soglia della risposta nella lotta al disagio sociale”, osserva Bersani che si impegna, in caso di vittoria elettorale, ad aprire la Sala Verde di Palazzo Chigi “non più solo a Confindustria e ai sindacati ma al volontariato e al no profit”. E un posto d’onore al disagio sociale e alla necessità di un “welfare dove non ci sia né ricco né povero” il leader democrats si impegna a darlo già in campagna elettorale. Perché, dopo il discorso di fine anno del presidente Giorgio Napolitano, “il tema è oscurato” . Ed invece, proprio nell’universalità della sanità come della scuola, Bersani trova la diversità di fondo del centrosinistra. Parla della “ricetta pronta della destra”, che non esclude la privatizzazione dei servizi ma in realtà nel mirino del segretario democratico c’é anche Monti con il suo allarme sulla sostenibilità del sistema del welfare. “Noi non possiamo accettare il privato, il tema della sostenibilità c’é ma serve una razionalizzazione che garantisca l’universalità perché se devi pagare la scuola e la sanità la forbice sociale si allarga in modo enorme”. Ma le differenze tra il Pd e i rivali per Bersani non si fermano lì. E, trascurando possibili intese con i centristi dopo il voto, ancora una volta il Cavaliere e Monti sono appaiati nella concezione personale della politica: “un miliardario benefico e i tecnici illuminati possono fare un partito personale ma un grande partito popolare è fatto dal collettivo che, come il Pd, ha la sua arma atomica nella grande partecipazione popolare”. Lo stesso vale per le liste elettorali: “Noi abbiamo fatto le primarie -incalza Bersani – il 90 per cento dei candidati vengono da lì e il 40 per cento sono donne. Ma la memoria è corta e allora: se il Pdl avesse applicato il nostro codice etico dovevano buttarne fuori un bel po’ a cominciare da Berlusconi”. Mentre per quanto riguarda il rinnovamento, “Grillo lo ha fatto con 33 mila click? e lei, presidente Monti, quante donne ha messo nelle liste? E Ingroia che contributo ha dato al rinnovamento”. Insomma “il Pd è in pole position per il lavoro fatto” ma Bersani è cosciente che “la vittoria non è ancora in tasca”. Per questo la scelta di fondo è una: o il voto di testimonianza o “se uno vuole battere la destra di voto utile ce né solo uno”.