E’ morto fra le fiamme, sotto il solaio crollato per il calore, che gli ha impedito di fuggire e di farsi salvare dal padre. Angelo, nove anni, e’ stato trovato li’, carbonizzato, davanti alla finestra. Forse ha tentato di raggiungerla. L’incendio e’ scoppiato di notte, nella camera che divideva con il fratello Diego, di 11 anni. Con ogni probabilita’, il fuoco e’ partito da alcune candele accese.
E’ stata la mamma, Simona, 35 anni, a parlarne. Ma era all’ospedale sotto choc, quasi delirava. I soccorritori non possono ancora dire se davvero quelle candele ci fossero e, tantomeno, cosa ci facessero. C’e’ chi cerca una spiegazione nella descrizione che viene fatta della famiglia: un coppia un po’ schiva, un po’ strana. Due dei tre figli sono seguiti dai servizi sociali per qualche problema di apprendimento. La mamma, casalinga, ha una certa inclinazione per la superstizione. ”Forse erano ceri votivi”, azzarda qualcuno. La famiglia Di Alessandro vive al settimo piano di un palazzo alla periferia di Livorno. Case popolari, ma belle: 66 metri quadrati, con due camere, bagno, cucina e salotto. Babbo Roberto, 42 anni, e’ un camionista. Non si naviga nell’oro, ma non manca nulla. Se c’erano, le candele non servivano a far luce, che’ l’allacciamento alla linea elettrica c’e’ e le bollette sono tutte pagate. Ne’ per far caldo, che’ il riscaldamento e’ centralizzato. Solo la cucina non e’ allacciata al gas. C’e’ la bombola, ma le fiamme non sono state causate da uno scoppio, da una fuga di gpl. Insomma, la tragedia non e’ frutto di ”un contesto di degrado – hanno spiegato in procura – Si tratta di case popolari, ma e’ una situazione molto dignitosa e normale”. Per risalire alle cause dell’incendio le verifiche si concentrano su quella dichiarazione della madre, su quelle candele che sarebbero state accese. Il racconto di chi ha vissuto quei momenti e’ agghiacciante. ”Non c’e’ stato uno scoppio, mi sono affacciato e dalla finestra del settimo piano ho visto uscire il fuoco”. La madre sarebbe subito uscita con la bambina piccola in braccio, Carmen, 4 anni, mentre il padre sarebbe entrato nella stanza dei figli mettendo in salvo Diego, ma non riuscendo a fare altrettanto con Angelo. Dopo, giu’ in strada, ”il bimbo grande, ancora in pigiama – racconta una vicina – aveva il viso rosso e le labbra annerite. Il babbo faceva impressione, quelle mani non riuscivo a guardargliele…”. Con la barba bruciata e le mani ustionate, stava seduto in un angolo, avvolto in una coperta, piangeva in silenzio. La mamma invece urlava: ”Il bimbo e’ morto, Angelo e’ morto”. Anche l’altro figlio, come in trance, ripeteva: ”Mio fratello e’ morto, mio fratello e’ morto”. ”Era un angelo di nome e di fatto”, ha ripetuto la nonna davanti la stanza dell’ospedale. ”Era un bambino meraviglioso. Se fosse venuto a dormire a casa mia sarebbe sempre vivo”. Il padre e’ il piu’ grave. E’ ricoverato in prognosi riservata all’ospedale Cisanello di Pisa. La madre e la figlia piccola sono in ospedale a Livorno. Il bambino piu’ grande e’ all’ospedale pediatrico Meyer di Firenze, anche lui in prognosi riservata. Nel pomeriggio i vigili del fuoco sono tornati per un sopralluogo, per capire cosa abbia scatenato le fiamme. Ma scuotono la testa: se sono state candele, non se ne trovera’ traccia. Pero’ che l’origine sia stata una fiamma viva e’ piu’ che probabile. Perche’ in questi casi si pensa subito al corto circuito, ma se fosse stato cosi’, da qualche parte ci sarebbe stata l’impronta della fiammata iniziale. E quella nessuno l’ha trovata.