Per cinque anni avrebbe sopportato, secondo il capo d’imputazione, maltrattamenti (con pugni e calci) che le avevano determinato lesioni in varie parti del corpo, ma in aula ha escluso il reato piu’ grave contestato al consorte, la violenza sessuale, determinandone, di fatto, la scarcerazione.
E’ accaduto oggi alla Prima Corte d’Appello nel processo a carico dell’egiziano N.M.D. che in primo grado aveva avuto cinque anni e sei mesi di reclusione. Dopo la requisitoria del sostituto procuratore generale Pierluigi Fontana, la moglie dell’imputato ha escluso di essere stata sfruttata sessualmente contro la sua volonta’ e la difesa ha chiesto l’assoluzione per il reato di violenza sessuale. La richiesta e’ stata accolta con diminuzione della pena a due anni e sei mesi. Per effetto della detenzione gia’ vissuta, l’uomo potra’ essere scarcerato e tornare a casa con la moglie che lo ha sostanzialmente perdonato.












