I militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Lucca, nell’ambito di una frode Iva da 190 milioni di euro che ha coinvolto circa 300 aziende a livello nazionale, hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo emesso dal giudice delle indagini preliminari del locale Tribunale finalizzato alla confisca per equivalente, di beni e valori sino alla somma di 470.000 euro, nei confronti degli amministratori di un’azienda lucchese operante nel commercio di telefoni cellulari.
In particolare, al termine delle indagini dirette dal pm Piero Capizzoto della Procura di Lucca, sono stati sottoposti a sequestro due immobili: la quota parte di una villa a Roma di dodici vani e una casa a Chiesina Uzzanese per un valore corrispondente ai 470.000 euro. L’attivita’ prese le mosse da una attivazione del II Reparto del Comando Generale della Guardia di Finanza che aveva acquisito informazioni su un anomalo flusso di telefonini cellulari da e per la Repubblica di San Marino. Si trattava di informazioni rivelatesi fondate sin dalle prime indagini, svolte proprio dal Nucleo di Polizia Tributaria di Lucca che, grazie a una rogatoria internazionale con la Repubblica del Titano, ha dimostrato che una fiorente societa’ lucchese aveva simulato l’esportazione nel piccolo Stato di ingenti quantitativi di telefoni cellulari, per poi farli rientrare in Italia tramite societa’ interposte ubicate sull’intero territorio nazionale. Le autorita’ sanmarinesi hanno risposto alla rogatoria comunicando i dati richiesti, e soprattutto inviando copia delle fatture di tutti gli operatori nazionali che avevano intrattenuto rapporti economici con la societa’ estera. Sono cosi’ state individuate oltre 300 societa’ coinvolte, sparse nelle varie Regioni italiane, che avrebbero frodato il Fisco per un volume d’affari di circa 190 milioni di euro. Proprio dal Nucleo di Polizia Tributaria di Lucca sono stati attivati decine di reparti competenti in tutta Italia, ognuno dei quali – con il raccordo del II Reparto del Comando Generale – ha sviluppato i propri controlli ed eseguito i relativi sequestri. Da San Marino emergeva un altro dato rilevante: la Repubblica del Titano aveva revocato la patente d’esercizio della societa’ sammarinese, ritenendola responsabile della turbativa e della distorsione nell’interscambio con l’Italia. Il particolare sistema di frode, noto col nome di frode carosello, diffuso soprattutto nel settore auto e dell’elettronica di consumo, produce quindi non solo un danno diretto all’Erario (milioni di euro di Iva non versata), ma anche una significativa alterazione della concorrenza, dal momento che gli operatori onesti non sono in grado di competere con prezzi sottocosto. Agli amministratori della societa’ lucchese, oltre al sequestro della somma di oltre 470.000 euro, corrispondente all’importo dell’Iva evasa, e’ stato contestato anche il reato di emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti.











