A sorprendere gli agenti della Squadra Mobile non sono stati i gesti di violenza, il bullismo gratuito su anziani, senza casa, mamme con i bambini seguito dall’ormai rituale filmato con cellulare: sugli adolescenti una assidua frequentazione di internet e video giochi avvicina pericolosamente la realta’ al gioco (violento).

A sorprendere gli agenti e’ stata la consolidata destrezza con la quale il gruppo di sedicenni, di normali famiglie triestine, ha compiuto nell’arco di sei mesi un alto numero di furti. E, elemento ancor piu’ inconsueto per la tranquilla Trieste – come ha sottolineato il capo della Squadra Mobile, Mario Bo – quell’ unica denuncia presentata per tanti episodi di quotidiana sopraffazione. Nel capoluogo giuliano, che le forze dell’ordine definiscono una ”isola felice” dal punto di vista della sicurezza, la baby gang che costringe un senzatetto ad abbassarsi i pantaloni pubblicamente, che spintona fino a farla cadere una donna con il bimbo in braccio, che malmena un anziano, ha creato turbamento. Aggravata dalla sequenza impressionante di furti: moto, borse, pizzerie, ristoranti, associazioni culturali. Di notte i due leader della banda, minorenni, di solito insieme con un diciannovenne penetravano nei locali e sottraevano incassi, apparecchiature, mixer, liquori, perfino buoni pasto (per 14 mila euro). I tre sono stati arrestati in esecuzione di ordinanze emesse rispettivamente dalla procura dei minori e dalla procura per furto, violenze ed estorsione (per gli adolescenti), solo per furto (per l’altro). Ma della banda facevano probabilmente parte anche altre sei persone (di cui due minorenni) che al momento risultano soltanto indagati. Tante vicende ed episodi, una sola denuncia. Quella di uno studente universitario che in novembre riferisce in Questura di essere stato costretto da due ragazzi – i leader – a prelevare denaro con il bancomat e consegnarlo loro. Poche ore e i due vengono portati in commissariato, uno tentenna, infine comincia a parlare. E da quel singolo evento se ne snocciolano decine di altri; le confessioni dei ragazzi come in un puzzle sistemano decine di tessere risolvendo tanti casi per i quali non si veniva a capo. Come da cliche’, i ragazzi appartengono a famiglie normali, del centro citta’. Anche per loro il sentimento piu’ forte e’ stata la sorpresa: manifestata all’arrivo degli agenti per consegnare i provvedimenti restrittivi.

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