Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti restano ciascuno nella propria trincea. Il premier prosegue nel silenzio ufficiale ma, la decisione di non smentire le accuse trapelate contro il ministro dell’Economia ‘pesano’ e sono a detta di molti nella stessa maggioranza la conferma dei rapporti ormai pari allo zero tra il Cavaliere ed il titolare di via XX Settembre.
Ma, se Berlusconi sceglie di tacere a ‘sparare’ contro il superministro è ‘Il Giornale’ (quotidiano della famiglia Berlusconi) che nel fondo, affidato al vice direttore, avanza la richiesta di “dimissioni” al titolare del dicastero dell’Economia. “La verità – si legge nell’articolo – é che si può governare anche senza Tremonti. Ora più che mai”. Un nuovo affondo che si somma al ‘fuoco amico’ che da due giorni prende di mira il ministro dell’Economia e che arriva alla vigilia di una settimana densa di appuntamenti sul versante economico. Oltre al decreto sulle Infrastrutture (nell’ultimo Cdm Berlusconi aveva parlato di provvedimento entro 15 giorni) infatti, per mercoledì a via XX Settembre è fissata un’altra riunione con gli industriali e i rappresentanti del mondo bancario dovrebbero per mettere a punto le misure per la crescita. La tensione resta, anche se il diretto interessato da Washington preferisce tenersi lontano dalle ‘beghe’ nazionali concentrandosi solo sulle misure per uscire dalla crisi economica internazionale. Il titolare dell’Economia rientrerà domani in Italia ma, almeno per ora, non sono in agenda incontri con il presidente del Consiglio: al momento, non risultano telefonate da palazzo Chigi, fa sapere chi nella maggioranza è in contatto con il Professore. Certo è che nella maggioranza il titolare dell’Economia appare sempre più isolato. Giorno dopo giorno cresce la fronda di chi chiede al Cavaliere di ridimensionare i poteri del superministro in nome di una “maggiore collegialità” nelle decisioni. Il deputato Responsabile Domenico Scilipoti arriva anche ad ipotizzare un voto di”sfiducia” da parte di parlamentari del Pdl, ma la richiesta che sembra incontrare più consensi è quella di una sorta di ‘cabina di regia’, come chiede Guido Crosetto, composta da vari ministri tra cui lo stesso Tremonti sotto la guida di Berlusconi. Una soluzione difficilmente accettabile per Tremonti, è il ragionamento che fa chi lo conosce bene, anche perché rappresenterebbe a tutti gli effetti un commissariamento. Si parla di scelte collegiali, ribadisce chi da sempre sostiene il titolare di via XX Settembre, allora i ministri che lo criticano iniziassero a discutere trovando un accordo sui tagli da fare ai loro dicasteri. La cifra da raggiungere è sei miliardi di euro. La tensione tra il Cavaliere e Tremonti inizia seriamente a preoccupare le colombe del Pdl, convinte che un redde rationem tra il premier e il superministro rischi di far saltare il banco: “E’ un pasticcio”, dice senza giri di parole un ministro pidiellino che imputa al Cavaliere di non aver messo a tacere i pasdaran del Pdl e al ministro dell’Economia di tagliar fuori il resto dell’esecutivo dai provvedimenti in campo economico. Una situazione che è sull’orlo dello scontro aperto. “Le primarie per la scelta del nostro candidato premier vanno fatte al massimo nel gennaio 2012. Abbiamo fretta perché io prevedo che verrà ammesso il referendum elettorale non gradito né a noi né ai nostri alleati e quindi immagino che le elezioni nel 2012 siano la probabilità più vicina”. Così il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni, a margine della convention dei circoli della Nuova Italia. “Mi fa piacere che Alfano abbia confermato la necessità di primarie a tutti i livelli – aggiunge Formigoni – E poiché ieri La Russa ha detto che Berlusconi non si ricandiderà, bisogna attrezzarsi rapidamente anche per scegliere il nostro