Cause civili “seriali” contro Telecom Italia da parte di utenti ignari o addirittura deceduti: era il meccanismo di una truffa condotta da tre avvocati che sono finiti ai domiciliari, al termine di una inchiesta della procura di S. Maria Capua Vetere (Caserta).

Oltre 1.300 i fascicoli sotto esame: i risarcimenti decisi dal giudice di pace e soprattutto il rimborso delle spese legali venivano intascati dagli avvocati. Si calcola che la truffa abbia fruttato circa 200mila euro. Secondo l’accusa i professionisti Bruno Amirante, 41 anni, Davide Corrado Calandra, 52, e Biagio Vallefuoco di 62 anni, avrebbero creato un’associazione a delinquere responsabile di aver attivato ricorsi per clienti quasi sempre ignari, spesso deceduti, presso il giudice di pace di Santa Maria Capua Vetere per ottenere il rimborso delle irrisorie spese di spedizione delle bollette (0,31 euro) e/o il rimborso del canone di abbonamento: ciò che fruttava guadagni ai legali – tutti e tre nati a Napoli, residenti a Napoli, Caserta e Benevento – era però soprattutto il rimborso delle spese legali. Altre sei persone, soprattutto procacciatori di clienti, sono indagate. Le perizie grafologiche hanno confermato l’esistenza di firme fasulle sui mandati sottoscritti a favore dei legali da parte di persone in realtà del tutto inconsapevoli dell’accaduto.

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