Ex militare, nato il 28 luglio del 1954 in una famiglia modesta di Sabaneta, nello Stato di Barinas, il 58enne Hugo Chavez era stato eletto quattro volte presidente del Venezuela. Con la vittoria al voto di ottobre, sarebbe dovuto rimanere a capo del Paese fino al 2019.
Ma il presidente, morto ieri pomeriggio, non e’ riuscito nemmeno a giurare per il quarto mandato, a causa del tumore che lo ha colpito alla meta’ del 2011 e la cui vera natura e’ sempre stata tenuta nascosta, anche durante la campagna elettorale. Insolita figura di leader autoritario eletto democraticamente, il leader della”rivoluzione bolivariana” puo’ vantare una parabola unica. Istrionico e carismatico, ammiratore dell’eroe dell’indipendenza del Sudamerica Simon Bolivar, e’ stato un personaggio centrale della politica del suo Paese da quando fu protagonista del fallito golpe militare del 1992, per il quale sconto’ due anni di carcere. Nel 1998, alla testa suo Movimento per la Quinta Repubblica, Chavez vinse le elezioni, sconfiggendo il presidente Carlos Andrez Perez che aveva tentato prima di rovesciare con il golpe. Da allora e’ stato sempre trionfalmente rieletto, riformando la costituzione e ribattezzando il Paese “repubblica bolivariana del Venezuela”. Ha potuto contare su un vasto appoggio popolare per le sue politiche a sostegno dei piu’ poveri, finanziate grazie alle vaste risorse petrolifere di cui gode il Venezuela. Le sue “misiones”, dispensari con personale in gran parte cubano, hanno fornito assistenza sanitaria ed alimentare a vaste fasce della popolazione, facendo conquistare al Venezuela il notevole risultato di paese con maggiore equita’ sociale del Sudamerica (dati Onu). Ma nel frattempo il debito pubblico e’ passato da 33 a 150 miliardi di dollari e l’inflazione e’ ormai pari al 18%. Ostile agli Stati Uniti- una volta all’Assemblea generale dell’Onu parlo’ di George Bush come del “diavolo” riferendosi alla “puzza di zolfo” che aveva lasciato in aula- e’ molto vicino a Cuba, alla quale fornisce petrolio a prezzi agevolati. E ha avviato stretti rapporti con la Bielorussia e l’Iran. Il suo “socialismo del Ventunesimo secolo” e’ stato di ispirazione anche per altri leader della regione, come Evo Morales in Bolivia e Rafael Correa in Ecuador. Famoso per le maratone televisive lunghe fino a sei ore per il tradizionale appuntamento televisivo di “Alo presidente”, Chavez e’ sempre stato una figura divisiva per il suo paese, spaccato fra suoi ardenti sostenitori e detrattori. Nel 2002, per poche ore, subi’ un tentativo di colpo di stato e tra il 2002-2003 affronto’ un devastante sciopero generale che mise in ginocchio il Paese, costringendo il Venezuela, tra i piu’ ricchi produttori al mondo, a importare petrolio dall’estero. Chavez supero’ anche l’ostacolo di un referendum nel 2004, per poi arrendersi, nel 2007, all’unica vera sconfitta politica della sua carriera, perdendo di misura la consultazione popolare nella quale chiedeva al Venezuela il giudizio su una serie di riforme in chiave autoritaria da lui proposte. Lo scorso ottobre, l’inflazione, la crescente criminalita’ e la decisione dell’opposizione di presentarsi con un unico candidato scelto con le primarie, Henrique Capriles, non riuscirono a sconfiggere Chavez, che fu rieletto trionfalmente con il 54% dei consensi. A fermarlo e’ stato il tumore che lo aveva colpito alla meta’ del 2011 e per il quale e’ stato operato quattro volte a Cuba, l’ultima volta l’11 dicembre. La vera natura del tumore alla zona pelvica di cui soffriva non e’ mai stata rivelata, mentre s’intrecciavano le voci sull’aggravarsi del male. Prima di partire l’ultima volta per Cuba, Chavez aveva designato pubblicamente il vicepresidente Nicolas Maduro, come l’uomo che avrebbe dovuto succedergli se gli fosse accaduto qualcosa. Fu il suo ultimo intervento pubblico. Chavez e’ tornato due settimane fa in Venezuela ormai morente, senza aver poututo neanche giurare per il suo quarto mandato.