Beatrice e Mariella, Veronica e Sara, Kai e Ginevra, Gianmarco e Mirko, ma anche Alessandro e Daniela. Sono alcune delle 78 coppie che la scorsa notte, allo storico circolo Arcigay ‘Il Cassero’ di Bologna, si sono simbolicamente sposate: un matrimonio di massa che serve soprattutto per dare un messaggio alla politica.

Per sollecitare l’estensione del diritto di sposarsi alle coppie omosessuali, tanto che inizialmente l’iniziativa ‘Stasera mi sposo’ era stata programmata per la notte precedente alle elezioni, poi rinviata per neve. Le 78 coppie hanno compilato le pubblicazioni, posato per le foto di rito e infine pronunciato il loro “sì lo voglio”, unendosi in matrimonio secondo il “rito della libera repubblica del Cassero”. Con loro paggetti, damigelle e invitati ad affollare la sala durante il grande matrimonio. A sostenere la causa c’erano anche molte coppie eterosessuali, uomini e donne di ogni età, alcuni in arrivo dalle regioni limitrofe.

Già all’ingresso del circolo i primi passaggi burocratici: una parete accoglieva le affissioni delle pubblicazioni, che – avvertiva il documento – “hanno valore nei luoghi dove contano le idee, la volontà, il coraggio”. Poi i fondali per i tradizionali scatti fotografici, in una spiaggia bianca o tra i reali di Inghilterra, il tutto fra riso e calici di spumante. Dopo la mezzanotte è arrivato il momento del rito, preceduto dalla lettura di Vincenzo Corigliano, membro del consiglio direttivo del Cassero: “Siamo nel terzo mondo dei diritti – ha detto – ma stasera ci siamo regalati una migrazione, il miraggio di poter abbandonare per qualche ora il tropico dell’inciviltà. Stasera abbiamo fondato la nostra libera repubblica, il paese ideale in cui non si nega il diritto alla felicità, quello in cui la dignità di uomini e donne viene prima di ogni cosa” .

Quindi il cerimoniale, con le coppie e i loro amici a pronunciare all’unisono il “Sì lo voglio”. Infine il taglio della torta, i brindisi e i festeggiamenti fino a tarda notte. Una festa, ma con un obiettivo politico preciso: impegnare il nuovo Parlamento ad approvare il matrimonio gay. Una battaglia che sarà anche al centro del Pride che si svolgerà il 22 giugno a Palermo. “Da Palermo, quest’anno, in occasione del Pride nazionale, che è una manifestazione con grandi connotati politici – ha detto il presidente di Arcigay Flavio Romani – ribadiamo il tema del matrimonio omosessuale. Anche persone dello stesso sesso devono poter contrarre matrimonio con rito civile”.

 

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