Dopo le polemiche dei giorni scorsi su una presunta complicità del giovane gesuita Jorge Mario Bergoglio con la dittatura argentina, il Washington Post oggi apre un nuovo fronte, relativo al periodo in cui il futuro Papa era arcivescovo di Buenos Aires.
Il quotidiano statunitense, in una lunga inchiesta firmata dalla capitale argentina, riporta accuse rivolte a Jorge Mario Bergoglio per non aver agito con sufficiente fermezza contro i preti della diocesi accusati di pedofilia. “Restò totalmente zitto”, afferma Ernesto Moreau, un membro della sezione argentina dell’Assemblea permanente dell’Onu per i diritti umani e avvocato in processi contro gli abusi sessuali compiuti dal clero. Bergoglio, a suo dire, si rifiutò di incontrare le vittime. “Da questo punto di vista, non si comportò in modo differente da altri vescovi o dal Vaticano”, sostiene. Sebbene l’ex arcivescovo di Baires non sia mai stato ufficialmente accusato di aver coperto sacerdoti abusatori, il Washington Post rievoca il caso di un prete molto vicino a Bergoglio, padre Julio Cesar Grassi, il quale nel 2009 fu condannato a 15 anni di prigione con l’accusa di aver abusato di tre minori. Grassi – riferisce il quotidiano statunitense – dopo la sentenza non fu ridotto allo stato laicale e “funzionari ecclesiastici guidati da Bergoglio commissionarono un’inchiesta privata in cui si cercava di difendere l’innocenza del sacerdote”. La vicenda di Grassi è stato un caso del quale in passato si è parlato a lungo in Argentina. Grassi, che oggi ha 56 anni, fu denunciato anonimamente la prima volta nel 2000. La giustizia lo aveva poi accusato di 17 casi di abuso sessuale, corruzione di minori e minacce contro tre ragazzi, fino ad arrivare poi alla condanna nel 2009. In questi giorni, dopo l’elezione al soglio di Pietro dell’ex arcivescovo di Buenos Aires, in qualche dibattito tv e giornale è stato ricordato che Grassi non è mai stato scomunicato e che molti, nella Chiesa, lo ritenevano innocente. Una suora molto conosciuta in Argentina per il suo impegno a favore dei diritti delle vittime di abusi sessuali, madre Martha Pelloni, ebbe modo – riferisce il Washington Post – di parlare con i ragazzi che accusavano padre Grassi. “Un sacco di cattolici – ricorda – lo volevano proteggere e difendere, ma gli abusi erano reali”. La religiosa fa notare tuttavia che negli ultimi tempi il cardinale Bergoglio aveva adottato una linea di ‘tolleranza zero’ verso episodi di pedofilia. Un altro caso riportato dal giornale statunitense è quello di padre Mario Napoleon Sasso, accusato di aver abusato di minori in una provincia rurale nell’est dell’Argentina e poi trasferito per cure a Buenos Aires negli anni novanta. Dopo qualche tempo venne assegnato a lavorare in una cucina che offriva pasti a bambini poveri, alla periferia della capitale, e qui abusò di nuovo di alcuni piccoli. Secondo l’attivista Moreau, due suore e un altro prete, insieme a familiari delle vittime, cercarono di denunciare il sacerdote-orco alla nunziatura vaticana ma venne detto loro di “pazientare”. Sempre secondo Moreau, nel 2003, la delegazione chiese un incontro con Bergoglio, senza mai ricevere una risposta. Sasso fu poi condannato nel 2007 a 17 anni di prigione.
L”articolo originale
http://www.washingtonpost.com/world/the_americas/pope-francis-was-often-quiet-on-argentine-sex-abuse-cases-as-archbishop/2013/03/18/26e7eca4-8ff6-11e2-9cfd-36d6c9b5d7ad_story.html