Quasi due decenni di lotta senza quartiere a tutti i siti e i programmi per condividere musica, a partire dall”apripistà Napster, potrebbero essere stati inutili e forse anche dannosi per le case discografiche, perché il download illegale non danneggia le vendite di album e canzoni nei siti autorizzati ma, anzi, le aumenta, anche se solo leggermente. Alla sorprendente conclusione sono arrivati i ricercatori dell’Information Society Unit di Siviglia della Commissione Ue, in un rapporto che individua anche spagnoli e italiani come i maggiori ‘scaricatori’ illegali.

L’indagine, di Luis Aguiar e Bertin Martens della Information Society Unit dell’Ue ha esaminato oltre 16mila utilizzatori di musica on-line di Germania, Italia, Spagna, Francia e Gran Bretagna. I comportamenti dei soggetti sono stati analizzati catalogando ogni singolo click sui siti musicali, ed è emerso che per ogni aumento del 10% dei download illegali le vendite sul mercato legale aumentano del 2%. Ancora maggiore sul mercato é però l’effetto dello streaming legale, stimato tra il 2,5% e il 7% a seconda dell’equazione utilizzata per l’analisi. “I nostri risultati – spiegano gli autori – ci suggeriscono che la grande maggioranza della musica consumata illegalmente non sarebbe stata comprata legalmente in assenza degli stessi canali ‘pirata’, nonostante questi costituiscano una violazione del copyright”. Lo studio ha permesso anche di stilare una classifica ‘geografica’ dei vari utilizzi della musica digitale. In media il 73% del campione consumava musica illegalmente e la percentuale di chi la ascoltava in streaming legali e di chi la comprava è risultata del 57%. Il 26% dei soggetti studiati faceva parte di tutte e tre le categorie Quelli più restii al download illegale sono i tedeschi, che in un mese in media cliccano 6,24 volte sui siti pirata.

 

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