di Ginorossi
Toh! Ma che bello! Sono pronto a scommettere su questa nuova band napoletana, non solo perché suona bene, ma perché si propone con uno stile musicale del tutto originale. La prima sensazione che ho avuto dall’ascolto dei loro dischi è stata quella dell’allegria,
tanto da pensare che il patto fra gentiluomini (The Gentlemen’s Agreement) stipulato fra questi musicisti è quello innanzitutto di divertirsi. La band nasce nel 2006 come trio: Raffaele Giglio voce, chitarra acustica e mandolino, Ivan basso e cavaquinho, Luca batteria e percussioni. Ai tre, per l’incisione del primo, disco si aggiunge Fabio Renzullo alla tromba, armonica e glockenspiel.
La musica dei Gentlemen’s non è riconducibile a nessun altro gruppo, un miscuglio ben amalgamato che spazia tra il folk, il country e il blues eseguito tutto in chiave prevalentemente acustica. Nelle esecuzioni vi è un equilibrio tra gli strumenti veramente notevole compresa la voce di Raffaele che merita una citazione particolare, primo perchè mai mi era capitato di ascoltare un vocalist italiano con una pronuncia dell’inglese così perfetta, poi per l’equilibrio e la coerenza interpretativa. Il primo album “Let me be a child” è un disco prevalentemente country misto al folk totalmente acustico in cui oltre agli strumenti tradizionali vengono usati fiati, banjo, harmonium, rumori vari e pernacchie.
Proprio il primo brano di introduzione che dà il titolo all’album inizia con la tipica “ammuina” napoletana, tra rumori di strada, suoni di clacson e con una bella pernacchia! Si passa poi alla musica con un pezzo rock molto tirato “Hay Rick” che scorre come l’olio, peccato che sia un po’ troppo breve, il disco prosegue con un incalzare di brani che spaziano tra il folk (“Gipsy”, “The Sea”, “Kinderdijk”, quest’ultimo molto suggestivo, “Blonde Country Girl”) con ritmi più mossi che richiamano un po’ le atmosfere beat (“Let’s Go Farmer”, “Down”, “Fever”), il blues (“Mr. Grape”), lo swing (“Cherry The Tightrope Walker”). In tutti i brani fa capolino qua e là qualche suono di clacson o un fischio, tanto per farci ricordare le origini della band.
Un disco molto godibile ed originale che, permettetemi di dire solo un gruppo partenopeo poteva concepire. Fra questo lavoro ed il secondo passano tre anni in cui la band va in giro per tenere concerti, infatti “Carcarà” esce ben tre anni dopo nel 2011. A voler parafrasare Troisi, secondo me, i ragazzi hanno pensato in questi anni quando sbagliare il secondo lavoro. Ma come per il grande Troisi anche The Gentlemen’s Agreement non lo hanno sbagliano affatto…. anzi. Che cosa ti combinano i nostri? Se ne escono con un album totalmente differente dal primo.
Cosa è mai successo? Raffaele nelle sue letture si imbatte in un romanzo di Caetano Veloso dal titolo “Verità Tropicale” e se ne invaghisce. Prende ispirazione dal personaggio del romanzo, Carcarà, e realizza un l’album “concept” dove narra la fine della storia di un ragazzo che soffre per un amore perduto. Preso dalla disperazione su una spiaggia versa tante lacrime da formare un pozzanghera tanto grande che si unisce al mare. Da qui accorrono i pesci per consolarlo. La storia si snocciola di brano in brano. Con questo disco Fabio Renzullo entra a far parte stabile del gruppo assieme a un nuovo batterista e un percussionista a collabora attivamente agli arrangiamenti.
Ne viene fuori un lavoro che musicalmente è un piacevole miscuglio ben dosato di ritmi caribici, swing, samba, pop dove, come apertamente detto dall’autore, vi è un chiaro richiamo alla musica di Caetano Veloso, con ritmiche alla Django Reinhardts strizzando un pò l’occhio a “Graceland” di Paul Simon e, aggiungo io, in alcune parti le estrosità di Vinicio Capossela. Anche in questo album, molto ben registrato rispetto al primo, il gruppo mantiene la sua caratteristica musicale prevalentemente acustica per ricreare le atmosfere esotiche di quei luoghi con l’aggiunta di strumenti della tradizione sudamericana: una chitarra a tre corde doppie, percussioni come il Surdo,Pandeiro Agogo, Tres Cubano e Caixa affiancati dall’uso degli ottoni, che sebbene siano molto presenti nei vari brani, non sono mai invadenti.
La voce di Raffaele nell’album diventa molto più dolce e sinuosa, adattandosi al brano a seconda delle atmosfere, confermandosi un vocalist eclettico e maturo. L’album viene eseguito dal vivo con l’ausilio di recite e mimi, tesi a spiegare la storia che viene raccontata nel disco. The Gentlemen’s Agreement hanno nel loro “palmares” quasi centosettanta concerti fatti in giro per l’Italia e la Francia (Bordeaux, Orleans, Parigi) con partecipazioni ad eventi come il “Miami Festival di Milano”, il “Neapolis Festival”, il Six days Sonic Madness” e numerosi altri. Recentemente, ad agosto di quest’anno, si sono esibiti in uno dei più importanti appuntamenti rock europeo, lo “Sziget Festival di Budapest” dove hanno eseguito “A loss of time”, “Cherry The Tightrope Walker” (tratti da“Let me be a child”), “Let free your fun!”, “Y ahora viv a vida” (tratti da “Carcarà”) e una cover dei Beatles “Love me do”, riscuotendo un buon successo.
Attualmente sono impegnati in vari concerti in Italia ma sono contemporaneamente al lavoro per la pubblicazione di un nuovo album per il prossimo anno, questa volta, con testi in italiano. Nel frattempo, però, è uscito inaspettatamente dal gruppo Fabio Renzullo, la tromba del gruppo, che è stato sostituito con un giovane pianista, il promettente Jack D’amico. Questo cambiamento fa presagire una ulteriore svolta musicale nel prossimo lavoro. A me questi giovani “gentiluomini” sono piaciuti non poco, sia per la loro originalità, sia per la loro bravura. Suonano infatti una musica poco riconducibile ad altre band dove l’allegria ed il divertimento sono un aspetto non secondario.
Come già detto Raffaele è stato una vera sorpresa come vocalist del gruppo al quale aggiunge molta qualità. Non posso tralasciare infine, di muovere una critica ed un appunto. La critica riguarda la durata dei brani del primo album “Let me be a child” che mediamente non superano i tre minuti, ce ne sono addirittura alcuni di due minuti. Credo che andava fatto un maggiore sforzo negli arrangiamenti tale da rendere i brani più lunghi e godibili. “Hay Rick”, “Let’s Go Farmer” “Mr. Grape” tanto per fare degli esempi, sono tracce molto valide, lo sarebbero state ancor di più, se fossero state sviluppate armonicamente e strumentalmente con qualche assolo.
L’appunto riguarda le poche informazioni sulla band riportate sulla custodia del primo cd che, a scanso di equivoci, è quello che preferisco di più. Non sono infatti fino ad ora riuscito a conoscere i cognomi del bassista e del batterista! A parte ciò credo che in futuro sentiremo parlare ancora di questa band. Io sui Gentlemen’s Agreement ci scommetto.
Gruppo – Gentlemen’s Agreement
Album – Let me be a child
Genere – Folk/Country/blues
Pubblicato – 2008
Etichetta – Materia principale
Tracklist:
01. Let Me Be A Child
02. Hay Rick
03. I Can Do It My Friends
04. Gipsy
05. The Sea 06. Kinderdijk
07. Let’s Go Farmer
08. For Never Ever You Blink
09. Mr. Grape
10. Down
11. Blonde Country Girl
12. Cherry The Tightrope Walker
13. Fever
Gruppo – Gentlemen’s Agreement
Album – Carcarà
Genere – Tropical pop
Pubblicato – 2011
Etichetta – Materia principale
Tracklist:
1. Esta ès Una Historia De Un Amor Che Ha Terminado!
2. A Loss of Time
3. The Path of Life
4. ‘Cause We Know
5. Carcarà
6. Seed of Love
7. Little Trip Down the Ocean
8. Jellyfish
9. Rise Sun Rise
10. Breakfast in Tropicalia
11. Mama Oceano
12. Let Free Your Fun
13. Y Ahora Viva a Vida