di Ginorossi

Negli Stati Uniti oltre alla musica diciamo ufficiale, quella del business e delle classifiche, vive un genere musicale che non è proprio di nicchia ma che può essere definito “da amatori” che è comunque molto seguito in tutto il mondo. Mi riferisco al blues/rock che annovera nelle sue fila artisti formidabili

come Walter Trout, Joe Bonamassa, Chris Duarte, Kenny Wayne Shepherd, James Solberg, Danny Briant, Julian Sas, Crhis Beard, Roger Hurricane Wilson, Jim Sunler … e ne tralascio tanti. Ebbene, questi artisti, tutti ottimi chitarristi, mantengono viva e rinnovano quella che è la madre di tutti i generi musicali: il blues. Kenny Wayne Shepherd tra questi è quello che, a mio avviso, rappresenta forse meglio la figura del moderno bluesman. Ragazzo prodigio, si avvicina alla musica dopo aver ascoltato a sette anni un concerto del grande Steve Ray Vaughan, l’uomo che gli ha cambiato la vita, arrampicato su un amplificatore, rimane lì fino alla fine del concerto: dovettero portarlo via a braccia.

Inizia così a strimpellare la chitarra studiando sui dischi dei grandi bluesman da autodidatta e tale è rimasto poiché egli stesso ha dichiarato di non saper leggere la musica! Oggi a trentaquattro anni e sette dischi registrati è già giudicato un’icona nel genere musicale. Dotato di grande tecnica e un tocco sopraffino, ha imparato impiegando come metodo un processo di apprendimento unico, ascoltando e riavvolgendo i brani dalla cassetta musicale, una nota alla volta. Live! In Chicago è un disco registrato dal vivo nella prestigiosa “House Of Blues” e Kenny, sebbene quella sera fosse malato, è in uno stato di grazia e il risultato si sente. Accompagnato da una band di tutto rispetto: Riley Osbourn al piano e all’organo B3, Noah Hunt voce, Chris Layton alla batteria e Tommy Shannon al basso, questi ultimi due facevano parte del leggendario gruppo di Steve Ray Vaughan i “Double Trouble”.

Gli ospiti della serata: il grande chitarrista cieco Brian Lee, il primo ad avere creduto nelle possibilità di Sheperd quando era un ragazzino di tredici anni e che l’ha spesso ospitato nell’incisione dei suoi dischi; il grande Willie “Big Eyes” Smith dall’ultima band di Muddy Waters; Buddy Flett suo concittadino, grande Slide guitarist e il “mito” della chitarra Hubert Sumlin chitarrista della band di Howlin’ Wolf, nonché ispiratore dei più grandi chitarristi degli anni ‘70 e ’80. Già queste presenze sono indicative delle qualità di Kenny Wayne che però con la sua “Stratocaster” è il vero protagonista della serata, infatti inesauribile, inanella una serie di assoli, uno più bello e devastante dell’altro.

Questo concerto è un vero campionario della chitarra Blues e Rock in tutte le sue immense possibilità. Shuffles, brani hendrixiani, blues lenti in puro “Chicago style”, boogie rock ferocissimi, non manca veramente nulla. Il concerto inizia con la travolgente “Somehow, Somewhere, Someday” in questo brano si ritrova Steve Ray Vaughan allo stato puro, impressionante per la facilità con cui gli assoli fluiscono dalla chitarra con assoluta naturalezza ed energia, continua senza interruzioni con il travolgente shuffle “King’s Highway” in cui spicca l’organo di Osbourn che duetta con la chitarra di Shepherd.

Ancora senza interruzioni la musica continua con “True Lies” in cui il nostro esplora il manico della chitarra in ogni sua posizione tirando fuori sonorità “hendrixiane”. Segue un lungo brano in stile classic blues “Deja Voodoo” uno dei suoi cavalli di battaglia con il piano di Osbourn in grande evidenza e la chitarra di Shepherd che riesce a tirar fuori sonorità non dissimili da quelle del grande Roy Buchanan in un crescendo favoloso. Seguono “Sell My Monkey “ dal repertorio di B.B.King in uno stile shuffle molto sostenuto e la cover di “Dance For Me Girl” di Buddy Flett dove incalzato dal compaesano accende una sfida a colpi di slide e la sua solista da leggenda. Il disco prosegue con le apparizioni degli altri ospiti Willie “Big Eyes” Smith “Baby, , Brian Lee Hubert Sumlin che mostrano tutta la loro grandezza sempre spalleggiati dagli assoli della Stratocaster Kenny Wayne.

Altri due episodi del concerto molto belli sono l’esplosiva “Rocking Daddy”, un altro suo cavallo di battaglia, la rilassante ballata “Blue On Black”. L’album termina con un omaggio all’indimenticato padre del blues, Muddy Waters, con una versione molto ritmata di “I’m A King Bee”. In quest’album blues/rock “live” Kenny Wayne Shepherd si dimostra un vero fuoriclasse dello strumento, uno che esegue note su note senza sapere cosa significhi andare fuori tempo, tutto accompagnato da un tocco, una classe e una velocità che lo pongono fin da ora fra i grandi chitarristi sulla scena internazionale.

Stesso discorso credo che valga anche per la registrazione del disco che è essenziale, molto credibile e senza aggiunta di effetti e trucchi vari. In definitiva un album da ascoltare e acquistare senza alcuna remora, perché a mio avviso è uno di quei dischi che se vi piace il blues, ve lo farà amare ancora di più, se non vi piace il blues potrebbe farvi cambiare idea.

 

Artista – Kenny Wayne Shephers

Album – Live! In Chicago

Genere – Blues Rock

Pubblicato – 2010

Etichetta – Roadrunner Records




TRACKLIST:

01.Somehow, Somewhere, Someway

02.King’s Highway

03.True Lies

04.Deja Voodoo

05.Sell My Monkey

06.Dance For Me Girl

07.Baby, Don’t Say That No More

08.Eye To Eye

09.How Many More Years

10.Sick And Tired

11.Feed Me

12.Rocking Daddy

13.Blue On Black

14.I’m A King Bee

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