La candidatura di Franco Marini alla presidenza della Repubblica si arena poco prima delle 14.30 quando la presidente della Camera Laura Boldrini legge il ‘verdetto’ dei 1007 grandi elettori: 521 voti contro gli almeno 672 necessari per essere eletti al Quirinale con i due terzi del Parlamento in seduta comune. E’ una doccia fredda sulle speranze di una presidenza all’insegna della convergenza di Pdl, Lega, Fdi e Sc sul candidato del Pd.
Mentre Sel e M5S lanciano Stefano Rodota’ che ottiene 240 preferenze, proprio il Pd, come evidenziato ieri sera nell’assemblea dei parlamentari, si spacca. Lo dimostrano i voti a favore di Sergio Chiamparino (41) oltreche’ di Romano Prodi (14) mentre 12 voti vanno a Massimo D’Alema e 7 ad Anna Finocchiaro. Il colpo e’ forte e, per prendere tempo, e anche per evitare rischi di logoramento del nome dell’ex presidente del Senato e del quadro politico in cui si inscrive, al secondo scrutinio, nel pomeriggio, gli elettori pro Marini decidono di votare scheda bianca. Sono 418, quindi, le schede non votate al secondo scrutinio (comprese quelle di Scelta civica, alla cui riunione si e’ fatto vedere Mario Monti) e anche Stefano Rodota’ perde voti attestandosi comunque su 230 preferenze.
La Lega non ha partecipato, puntando ad essere decisiva nel quarto scrutinio, dice il capogruppo al Senato, Massimo Bitonci. Il nuovo scrutinio, con quorum necessario dei due terzi ci sara’ domani alle 10. Ma gia’ oggi il segnale che dal segretario del Pdl Angelino Alfano arriva al Pd e’ quello di lavorare insieme per un nome condiviso alla quarta votazione quando bastera’ la maggioranza assoluta. Ma il Pdl teme che si avvicini l’ipotesi Romano Prodi, tanto che Berlusconi torna a evocare il voto. L’niziativa comunque spetta al Pd. Il leader democratico Pier Luigi Bersani annuncia: “Prendiamo atto di una fase nuova, tocca al Pd avanzare una proposta a tutto il Parlamento.
Bersani prova a rassicurare tutti, “vedremo che troveremo una soluzione” dice ai giornalisti. Per la serata e’ previsto un incontro a Roma con Matteo Renzi, che ieri sera aveva sparato a zero contro il nome di Marini. Il quale, nel frattempo, cerca di resistere. L’ex presidente del Senato ha seguito lo spoglio nel suo ufficio di palazzo Giustiniani con i suoi piu’ stretti collaboratori. Ha ricevuto alcuni parlamentari amici di vecchia data, come il deputato Sergio D’Antoni, compagno di battaglie ai tempi della Cisl.
E a tutti avrebbe confidato di non avere nessuna intenzione di fare al momento un passo indietro. Nel frattempo, si valutano tutti gli scenari alternativi: c’e’ chi ipotizza un ritorno in campo della ‘carta’ D’Alema ma per il Pdl l’incubo numero uno si chiama Romano Prodi, unico nome in grado di raccogliere un consenso che va da Sel al Pd passando per i grillini e tagliare fuori cosi’ il centrodestra. Silvio Berlusconi tiene alta la tensione nel partito, ‘complice’ la campagna elettorale per il voto il Friuli domenica prossima. Parlando a Udine a sostegno del presidente uscente Renzo Tondo, il ‘carica’ i militanti, assicura che il Pdl e’ ”tornato a essere primo partito in Italia” con quattro punti di vantaggio sul centrosinistra.
Non solo: ”Se continua questo stallo -ammonisce- e’ meglio andare al voto a giugno”. E poi precisa, se nel capoluogo e’ arrivato in ritardo e’ perche’ ”volevano che rimanessi a Roma alle riunioni per la trattativa per l’elezione del Capo dello Stato” ma ”abbiamo lasciato trattare Angelino Alfano per cercare di tenere fede al nostro impegno per Marini”. Ma su quel nome si sfila Fratelli d’Italia che annuncia il voto per il Capitano Ultimo, Sergio De Caprio.