Cercando la verità ha consumato il suo “martirio bianco”. Don Cosimo Scordato, parroco dell’Albergheria, racchiude in questa immagine la storia umana e la sofferenza di Agnese Borsellino, “umile ma forte”, e la consegna come una testimonianza civile e religiosa alla folla che gremisce la chiesa di Santa Luisa di Marillac.
In prima fila i figli Lucia, Manfredi e Fiammetta che attende un bambino e Salvatore Borsellino, fratello di Paolo, che tiene in mano un fiore bianco. Poi il presidente del Senato, Pietro Grasso, il sindaco Leoluca Orlando e il presidente della Regione, Rosario Crocetta. Il governo è rappresentato dal vice premier Angelino Alfano e dal ministro Anna Maria Cancellieri. Qualche fila più indietro il vice capo della polizia Alessandro Marangoni, che la ricorda come “donna forte e dolcissima”, i vertici di carabinieri e guardia di finanza, tanti magistrati. Quelli di Palermo tra cui il presidente del tribunale, Leonardo Guarnotta, per molti anni collega di Borsellino all’ufficio istruzione. E quelli di Caltanissetta che, proprio per dare un senso al desiderio di verità di Agnese, hanno riscritto pezzo per pezzo il processo per l’attentato di via D’Amelio. Uno di loro, Nico Gozzo, non riesce a frenare la commozione mentre abbraccia i figli di Paolo Borsellino. “Nell’ultimo incontro prima di Pasqua – dice padre Scordato – Agnese mi confidò che voleva sapere tutta la verità. Dobbiamo chiedere perdono al Signore per il martirio di tante persone e per tutto quello che ancora non sappiamo”. In un passaggio dell’omelia risuonano le parole dell’Apocalisse. Don Cosimo ricorda che “Dio non vuole che si versino lacrime” mentre il suo regno deve essere “quello della giustizia e dell’amore”. “E’ giusto prevenire le lacrime – aggiunge – e quando necessario asciugarle. Agnese ha esaurito tutta se stessa. Ha portato il peso di questa pena enorme, si è caricata la causa del martirio del marito e l’impegno dei figli e della famiglia. Ha chiesto che sia fatta verità perché il martirio delle persone che si sono donate totalmente a noi non resti sprecato. Ha fatto quello che ci ha insegnato padre Pino Puglisi: ognuno faccia la propria parte”. La folla ascolta in silenzio. Alla fine della celebrazione applaude ma indugia a lungo prima di lasciare la chiesa. Aspetta commossa di salutare ancora Agnese Piraino Leto nel suo ultimo passaggio. Il figlio Manfredi è di nuovo in prima fila. Ha un braccio fasciato per un recente intervento ma non vuole rinunciare a portare a spalla la bara: la testimonianza di un affetto che solo tre giorni fa aveva conosciuto un breve distacco. Manfredi aveva dovuto allontanarsi da Palermo per un piccolo problema ortopedico. “Vai, ti aspetto” aveva sussurrato Agnese al figlio. Per una volta non ha potuto essere di parola.