CASTEL VOLTURNO – Secco “no” della procura di Santa Maria Capua al dissequestro della villetta di Castelvolturno in cui vennero trovati i corpi, nel novembre del 2012, di Elisabetta Grande e la figlia Maria Belmonte. Il pm Silvio Marco Guarriello, che sta indagando sul ritrovamento dei cadaveri dopo otto anni dalla scomparsa delle due, ha rigettato l’istanza di dissequestro della villa presentata dai legali – Carlo e Giancarla De Stavola e Rocco Trombetti – del principale indagato del duplice omicidio di moglie e figlia, il medico Domenico Belmonte, ex direttore del settore medico del carcere di Poggioreale.
Per Guarriello ci sono diversi motivi per cui la casa non puo’ essere restituita a Belmonte, indagato per omicidio assieme all’ex genero Salvatore Di Maiolo. Il primo e’ relativo “all’interrogatorio reso da Belmonte il 2 maggio – scrive il pm – che e’ stato lacunoso e intrinsecamente contraddittorio e le dichiarazioni del predetto risultano in contrasto con quelle del coindagato”. “La relazione del prof Introna – consulente scientifico nominato dalla procura – non puo’ ritenersi atto conclusivo degli accertamenti sulla scena del crimine. Si rendono necessari ulteriori accertamenti in loco. Infatti, le verifiche del prof Introna, pur se eseguite con assoluto ed eccellente rigore scientifico, sono state condizionate dall’evidente alterazione dello stato dei luoghi e dei cadaveri dovuta sia a cause naturali che umane”. Un ulteriore motivo del “no” alla restituzione della villa (nella camera d’aria furono ritrovate le ossa delle poverine) sarebbe riconducibile all’ipotesi del “suicidio che il prof Intorna dichiara, nella sua relazione, essere mera ipotesi. La bacinella collocata vicina ai cadaveri contenente il Lormetrazepan (sostanza che induce al sonno e al coma se presa in grosse quantita’) non e’ contaminata da Ddl o da altre sostanze chimiche, quindi significa che e’ stata portata li’ dopo la morte e dopo la distruzione chimica dei corpi, un cadavere non si autodistrugge con acido muriatico/solforico. Il tallio (topicida con cui, oltre all’acido muriatico sarebbero stati “consumati i corpi” e’ stato rinvenuto nelle ossa delle donne anche in dosi minime, 0’1, quindi vanno eseguiti ulteriori accertamenti nella villa”. Per Guarriello, infine, il suicidio e’ solo una delle strade percorribili per ricostruire la morte delle due donne: “Maria Belmonte nella primavera estate 2004 – conclude il pm -era animata da assoluta volonta’ di superare con adeguate cure il su stato depressivo”.