La sera del 6 novembre scorso Mustapha Hajjaji, manovale marocchino di 45 anni, aveva ucciso i figli di otto e 12 anni nella casa della ormai ex moglie per poi tentare il suicidio, senza riuscirci. Oggi si e’ tolto la vita nella sua cella del carcere di Spoleto, impiccandosi in bagno con i lacci delle scarpe.

L’uomo non avrebbe lasciato messaggi. In tasca aveva solo un foglietto con il numero di telefono della sorella che vive in Veneto. Una donna ”distrutta” l’ha definita l’avvocato Eugenio Zaganelli che l’ha avvertita. Hajjaji sarebbe dovuto comparire davanti alla Corte d’assise di Perugia l’11 luglio dopo il giudizio immediato disposto dal gip su richiesta della procura del capoluogo umbro. Decreto notificato ieri pomeriggio ai suoi difensori, gli avvocati Gianni Zaganelli e Domenico Accica, e probabilmente arrivato gia’ nei giorni scorsi al muratore. L’uomo venne arrestato dai carabinieri dopo avere ucciso, in maniera premeditata secondo l’accusa, il figlio Ahmed e la sorella Jihane, 8 e 12 anni, tagliando loro la gola, mentre erano da soli in un piccolo appartamento alla periferia di Umbertide. Dove la moglie trentacinquenne, anche lei originaria del Marocco e quella sera al lavoro come cameriera, si era trasferita da poco. Dopo avere anche denunciato il marito per maltrattamenti. Hajjaji ha sostenuto di avere agito per gelosia e che il suo primo obiettivo era la donna. Gli inquirenti hanno pero’ ipotizzato che l’uomo avesse ucciso i figli per punire la moglie (che ora vive con le sorelle a Umbertide) per averlo lasciato. Dopo il duplice omicidio il manovale aveva cercato di togliersi la vita ferendosi al collo e a un polso. Era stato quindi ricoverato in ospedale e poi trasferito nel carcere di massima sicurezza di Spoleto. Detenuto nella speciale sezione riservata a chi e’ accusato di reati contro donne e bambini, Hajjaji era in cella da solo da cinque giorni. Controllato dalla polizia penitenziaria ogni quarto d’ora. Alle 7 di stamani non ha pero’ risposto agli agenti che sono subito entrati in cella trovandolo ormai morto, impiccato con i lacci delle scarpe a una sbarra del bagno. Accertamenti, che hanno confermato l’ipotesi del suicidio, sono stati svolti dalla stessa polizia penitenziaria e dai carabinieri della compagnia di Spoleto. ”E’ un dramma nel dramma” il commento del sindaco di Umbertide Marco Locchi.

 

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