Sono oltre 1.700 le persone arrestate nell’ondata di proteste che da venerdi’ sera hanno preso di mira il governo turco. Lo ha riferito Muammer Guler, il ministro dell’Interno, sottolineando che, “la maggioranza e’ stata rilasciata dopo essere stata identificata e interrogata”.
Partite da Istanbul in difesa dell’abbattimento di 600 alberi al parco Gezi di piazza Taksim, le manifestazioni si sono allargate diventando la piu’ grande ‘rivolta’ contro il premier Recep Tayyip Erdogan, islamico-moderato, al potere dal 2002. Rivolta che come uno tsunami ha coinvolto 67 citta’ e che ha avuto il suo epicentro oltre che ad Istanbul, nella capitale Ankara e a Smirne. Ad alimentare la tensione gli ultimi divieti draconiani imposti da Erdogan sul divieto di consumo di alcol e alle misure tese a snaturare sempre piu’ l’impostazione laica data alla Turchia dal padre della patria, Mustafa Kemal Ataturk. Il bilancio ufficiale dei feriti e’ di 58 civili e 115 agenti. Stamane Amnesty International aveva denunciato la morte di due persone. In quello che sembra un bollettino di guerra le autorita’ aggiungono che quasi 100 veicoli della polizia, 94 negozi e decine di auto sono state danneggiate da venerdi’, per un totale di 8 milioni di euro di danni.