“Speriamo che la notte porti consiglio… a tutti”. La voce di chi media tra ‘dissidenti’ e ortodossi del M5S tradisce emozione e rabbia. La tensione per le accuse reciproche di questi giorni è ancora alta. Ma gli attacchi lasciano lentamente spazio al timore che “finisca un sogno che coltiviamo da anni”. Domani, quando la assemblea di deputati e senatori del M5S deciderà il destino politico della ‘dissidente’ Adele Gambaro, in gioco ci saranno anche “le scommesse di vita”, non solo politiche, di molti ‘grillini’. Al di là delle divergenze politiche, infatti, la partita interna al Movimento Cinque Stelle è legata anche alla passione ed alle impulsività personali.
Così, dopo la sfuriata guidata dai ‘rabbiosi’ giovani della Camera (meno concilianti degli ‘attempati’ senatori), i contendenti appaiono meno ‘bellicosi’. In campo scendono i ‘pompieri’, pronti a ricucire strappi (il sindaco di Parma, Federico Pizzarotti, invita apertamente a “stare uniti”). Il nemico da sconfiggere è all’esterno. Così alla vigilia del voto sulla Gambaro, anche Beppe Grillo abbandona i toni dell’invettiva (interna). L’obiettivo torna sui ‘nemici’ giornalisti: stavolta, colpevoli di aver dato voce e sfogo ai dissidenti. Una nota del gruppo del Senato, ospitata dal blog del leader ‘cinque stelle’ (‘La stampa fa schifò), smentisce che vi siano 12 senatori pronti “ad andar via”. Sono gli stessi interessati a garantire che non hanno alcuna intenzione di lasciare il M5S, diversamente da quanto riportato da alcuni articoli. La smentita dei senatori, alcuni da tempo indicati come ‘dissidenti’, è segno che, almeno a Palazzo Madama, si siano abbandonati i toni esasperati di questi giorni. Il secondo ‘nemico’ sono quelle “persone esterne al M5S” che il capogruppo alla Camera, Riccardo Nuti, venerdì ha definito responsabili di una operazione di “compravendita morale e politica”. Nelle discussioni interne si fanno i nomi: l’ex Giovanni Favia, Sonia Alfano, Luigi de Magistris, l’ex pm Antonio Ingroia (quest’ultimo invita apertamente “i dissidenti a fare gruppo insieme”). Nomi che hanno una radice comune: di sinistra e, nel caso della Alfano e di Ingroia, siciliani. I ‘cinque stelle’ temono un assalto di Pd e Sel ai senatori dissidenti. Più difficile la strada che porta al Pd (per molti significherebbe passare alla maggioranza e tradire il mandato “mai con il Pdl e il Pd-L”); nel secondo caso, invece, questo ostacolo sarebbe rimosso perché la pattuglia parlamentare di Nichi Vendola è alla opposizione. Inoltre, M5S e Sel conducono battaglie politiche in comune: il no alla Tav (all’ultima manifestazione in Val Susa hanno sfilato insieme) e il no ai caccia F35 (hanno lavorato ad una mozione comune). Da sottolineare, infine, che al Senato Sel non ha un gruppo proprio ma ha nove parlamentari in quello Misto. Diversa, però, la musica alla Camera, dove tra l’altro le accuse di scouting non avrebbero senso in quanto il Pd ha già la maggioranza. I deputati non hanno intenzione di ‘perdonare’ i dissidenti. Il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, riferendosi al voto sulla Gambaro parla di “prova di lealta” ed invita a stanare “i traditori”; la deputata Vega Colonnese sottolinea la concomitanza tra polemiche ed “restituzione della diaria”; il capogruppo Nuti chiama in causa “i militanti sul web”. E proprio oggi su facebook è nato un gruppo dal nome più che espliciti: “Dissidenti M5S dimettetevi”. I ‘dissidenti’ tengono duro e provano ad allargare il numero di adesioni con il proposito di dar vita ad un nuovo gruppo per il quale hanno quasi completato lo statuto. Dalla Sicilia, intanto, si fa risentire l’espulso Antonio Venturino: “Non andate con il Pd – è il suo appello ai ‘ribelli’ – Aderite al mio movimento”.