di Rocco Sessa
Secondo l’Enciclopedia Treccani, “la partecipazione polìtica corrisponde all’’interesse, mostrato sia da singoli che da gruppi, a prender parte in modo diretto alla vita politica… connota comportamenti di collaborazione e d’intervento, e nel suo complesso, come fenomeno sociale, misura il grado di attività e d’interesse dei singoli a determinare le scelte e la volontà politica …”.
Certo questo assunto può risultare incomprensibile a chi non si è mai confrontato con la democrazia interna di un partito ne con quella esterna delle urne. Forse quello che è accaduto lunedi sera al City Life di Caserta non è stato affatto mistificato come sostiene qualcuno, non poteva essere mistificato un avvenimento se a questo avvenimento, per mancanza di volontà o di rispetto per il Partito o anche per una suggestione “patrizia” non si è preso parte. Si può parlare piuttosto di fantasiose e oniriche ricostruzioni. Nella realtà dei fatti, l’’assemblea è stata si movimentata ma scandita dalle regole che il Pd si è dato.
Fin dall’inizio della lunga discussione era stato deciso che alla fine dei lavori si sarebbe votato tra una rosa di nomi il nuovo segretario traghettatore, e così è stato. Il risultato sarebbe stato lo stesso pure se si fosse votato due ore prima con il doppio degli aventi diritto presenti, di questo bisogna che qualcuno prima o poi se ne faccia una ragione.
I racconti secondo i quali i lavori dell’l’assemblea sarebbero scivolatati lentamente nel caos e nell’anarchia sono di pura fantasia. L’anarchia, come direbbe Jean Préposiet non è stata “il lievito” all’assemblea di lunedi lo è stata invece, la partecipazione, soprattutto dei giovani, quegli stessi giovani che oggi si vuole, ingannevolmente, questo si, far passare per sconfitti.
La verità è che “qualcuno” ha paura della democrazia o semplicemente non gradisce il confronto. Al contraddittorio, alla discussione democratica preferisce l’oligarchia o la più sicura e confortevole, nomina dall’alto…