Il movimento di protesta brasiliano ha vinto la sua prima, simbolica partita costringendo ad un frettoloso dietrofront le autorita’ di San Paolo e Rio de Janeiro costrette a cancellare gli aumenti di prezzo dei biglietti del trasporto pubblico, che erano stati il detonatore per una serie di imponenti manifestazioni di massa in tutto il Paese nelle due ultime settimane.
Il sindaco di San Paolo, Fernando Haddad, e quello di Rio, Eduardo Paes, hanno annunciato in serata una riduzione di 20 centesimi del prezzo dei biglietti del trasporto pubblico nelle due piu’ grandi citta’ brasiliane dopo che almeno 12 altre citta’ minori avevano preso una analoga decisione nella ultime ore, dopo l’appello della presidente Dilma Rousseff ad ”ascoltare la voce della legittima protesta”. Haddad, del partito dei lavoratori della presidente Dilma, ha tenuto una conferenza stampa congiunta con il governatore dello stato di San Paolo, Geraldo Alckmin, del partito d’opposizione di destra, considerato il principale baluardo contro le richieste della piazza e l’artefice della dura repressione da parte della polizia militare.
Alckmin ha dovuto fare buon viso e si e’ limitato a dire che la cancellazione degli aumenti rappresenta ”un grosso sacrificio” per le casse statali, dissanguate dalle faraoniche spese per le opere dei Mondiali di calcio del 2014. Due settimane di proteste, per la maggior parte pacifiche ma alcune funestate da violenti scontri con la polizia militare e da atti di teppismo e saccheggi, hanno avuto la meglio sulle ideologie e sull’apparente fermezza delle amministrazioni locali. ”Queste voci devono essere ascoltate, la mia generazione sa bene quanto ci e’ costato”, aveva detto ieri Dilma, che durante la dittatura (1964-1985) venne arrestata e torturata in carcere. “La grandezza della manifestazioni dimostra l’energia della nostra democrazia. La forza della voce della strada e’ il senso civico del nostro popolo”, aveva aggiunto.
Un messaggio che ha colto nel segno ed ha permesso la fine di un braccio di ferro che rischiava di degenerare nella violenza, come e’ successo anche questa sera attorno allo stadio di Fortaleza, dove il Brasile ha sconfitto il Messico, in una partita del girone degli azzurri di Prandelli nella Confederations Cup. Comprensibile la soddisfazione del movimento di protesta ma e’ immaginabile che le manifestazioni non si esauriscano completamente visto che, col passare dei giorni, le richieste dei manifestanti si sono estese oltre al caro-trasporti, facendo esplodere la rabbia di un popolo intero che reclama una societa’ piu’ giusta e con meno diseguaglianze.
La ‘rivolta dell’aceto’, che chiede ‘Piu’ scuole e meno mondiali di calcio’, stasera puo’ scendere in piazza a festeggiare ma da domani dovra’ trovare una nuova forma di dialogo con il governo federale se vuole veramente ‘Cambiare il Brasile’, come sostiene nel proprio slogan.