E’ tregua, anche se ‘armata’, dentro i Cinque Stelle che dopo l’offensiva sulle espulsioni prova a ricompattare il gruppo, coinvolgendo soprattutto la pattuglia più ‘esagitata’ dei deputati ad una battaglia comune in nome dell’ostruzionismo.
O meglio del ‘costruzionismo’ che per due giorni ha ‘appeso’ il Parlamento alle decisioni del M5S sul decreto emergenze. L’improvvisa frenata sull’espulsione della deputata sarda Paola Pinna, il rinvio del ‘redde rationem’ sulla rendicontazione delle spese a fine giugno, quello che per la maggioranza doveva servire a ‘stanare’ i dissidenti, sono i primi segnali di ‘disgelo’. E anche Beppe Grillo cerca di togliersi di dosso il marchio di “epuratore” e minimizza. “E’ fisiologico che su 163 parlamentari 3 vadano via, è uno scilipotismo dell’anima” si difende durante un comizio a Ragusa dove prende le distanze dalla sorte dei parlamentari che sono ormai fuori dal Movimento. Il fatto, dice, “non mi riguarda”. Riguarda invece la senatrice Adele Gambaro che oggi si sfoga, “c’é delusione ma non rabbia” dice e guarda come inevitabile il suo passaggio al gruppo Misto. “E’ stato avviato un New Deal, speriamo che sia reale e veramente sentito” afferma Aris Prodani, uno dei ‘riottosi’ del Movimento che guarda un po’ incredulo all’improvvisa sterzata. Saranno anche i risultati del voto sull’espulsione della Gambaro, dove la maggioranza ha seguito la linea del leader ma dove non tutto è filato come doveva: la bassa percentuale di votanti (il 60% degli aventi diritto non ha votato), le critiche comparse anche sul blog a questa deriva aggressiva. Fatto sta che il clima è più disteso – complice anche le telefonate di Grillo ad alcuni dissidenti – ed ha consentito al gruppo di ritrovarsi compatto sulla battaglia in Parlamento. Roberto Fico, uno dei leader del Movimento, a capo della Vigilanza Rai, rassicura: le espulsioni “non sono all’orizzonte”. E’ la vittoria delle ‘colombe’ contro i ‘falchi’ che resta, però, tutta da verificare. Se lo dicono durante un improvvisato incontro in Transatlantico il gruppo dei ‘dissidenti’: i vari Tommaso Currò, Paola Pinna, Tancredi Turco, Adriano Zaccagnini, Cristian Iannuzzi, Walter Rizzetto, Aris Prodani e Mara Mucci che si confrontano anche con il senatore Roberto Cotti, uno che si è prodigato fino alla fine per evitare la conta sulla Gambaro. Turco parla di “fase costruttiva”, Currò che ieri è stato chiamato dal leader si dice “contento e rasserenato”. Zaccagnini, che ammette la “marcia indietro”, è però amareggiato: ora vuole le “scuse di chi ha gettato fango e ha insultato”. E lamenta disparità di trattamento: lui, dice, ha tenuto la bocca cucita per giorni per evitare polemiche ma lo stesso, sottolinea, non è stato fatto dai “talebani” che hanno parlato per giorni di ‘mele marce’. Quella che resta con il cerino in mano è Adele Gambaro, si dice”amareggiata” per quanto successo. Magra consolazione deve essere per lei la considerazione che la sua “espulsione sia servita” ad imprimere quella svolta sancita con quelle telefonate di Grillo a Currò e Pinna e che lei non ha mai ricevuto.