L’elezione di Daniela Santanché a vicepresidente della Camera in sostituzione di Maurizio Lupi (Pdl) e di un segretario d’aula al posto di Gianpaolo Bocci (Pd), entrambi entrati nel governo, rischia di diventare una prova del nove per la tenuta della maggioranza. La ‘pasionaria’ del Pdl è la candidata ufficiale del partito di Berlusconi. Ma la sua elezione, domani dalle 15, potrebbe diventare comunque un caso politico dal momento che il Pd ha deciso per la ‘scheda bianca’.
Santanché, quindi, può ufficialmente puntare solo sui voti del Pdl, che sono 97. Numeri teoricamente sufficienti per farla eleggere a meno che non entrino in azione i temuti ‘franchi tiratori’ interni al suo partito: ‘malpancisti’ che non intenderebbero sostenerla e che approfitterebbero del voto segreto per silurare la fedelissima del Cav. La decisione del Pd di non appoggiare Santanché arriva dopo una lunga querelle interna determinata dall’indisponibilità manifestata da diversi ‘democrat’. E non é ancora chiaro quale sarà l’atteggiamento di Scelta Civica (che ‘pesa’ 47 voti a Montecitorio); né quello della Lega, i cui 20 deputati hanno recentemente sostenuto l’ostruzionismo parlamentare dei deputati a Cinque stelle. E proprio M5s ( potendo contare su 106 teste contro le 97 dei pidiellini) potrebbe fare il colpaccio se votasse compatto per un proprio candidato e nessuno tra lumbard e montiani convergesse su Santanché. Quanto al deputato segretario che spetta al Pd, non sarà votato Francantonio Genovese, il più votato alle primarie del partito in Sicilia che a Messina ha visto il proprio candidato sindaco sconfitto al ballottaggio. Il passo indietro è stato determinato soprattutto da un’indagine che lo riguarda sui finanziamenti per la formazione professionale regionale in Sicilia per il periodo che va dal 2007 al 2013. I democratici domani potrebbero quindi far convergere i loro voti su Enrico Gasbarra o su Giovanni Sanga.