Il 5 luglio 1984 si aprì un’epoca, il 5 luglio 2013 se ne è probabilmente chiusa un’altra. La data di oggi lega due giorni importanti ma dagli umori opposti per i tifosi del Napoli: il 5 luglio di ventinove anni fa, infatti, la città era in festa per l’arrivo al San Paolo di Diego Armando Maradona, il fuoriclasse che il presidente dell’epoca Corrado Ferlaino, aveva strappato al Barcellona per l’allora astronomica cifra di tredici miliardi di lire.

Oggi, 5 luglio, Napoli ha detto probabilmente addio ad Edinson Cavani, l’asso che ha riportato il Napoli ai vertici del calcio internazionale e che sembra pronto ad andarsene per l’altrettanto astronomica cifra di 63 milioni di euro. Quel giorno di ventinove anni fa a Napoli fu festa grande, con settantamila persone che riempirono lo stadio San Paolo, pagando la simbolica cifra di mille lire per vedere per la prima volta il grande Diego che salì le scale del San Paolo in jeans e t-shirt e venne accolto da un’ovazione. Saluti, qualche palleggio sotto la curva e un tiro verso quella porta che scatenò il primo grido di esultanza a cui ne seguirono tanti altri per i 155 gol in maglia azzurra che portarono a Napoli due scudetti e una Coppa Uefa. Quell’evento fece poi scuola: da allora altri club hanno seguito l’idea della presentazione allo stadio dei campionissimi, da Cristiano Ronaldo al Real Madrid, fino alla recente presentazione di Neymar al Camp Nou. Ventinove anni dopo i tifosi del Napoli non hanno voglia di festeggiare. Il 5 luglio 2013 è infatti la giornata in cui emerge l’offerta che pare decisiva per l’addio di Cavani a Napoli e il suo trasferimento al Paris Saint Germain: Cavani ha aggiunto alla bacheca azzurra solo una Coppa Italia, ma ha contribuito certamente a riportare il Napoli nell’elite del calcio mondiale dopo gli anni bui del dopo-Maradona, con la retrocessione seguita poi dal fallimento e dall’onta di ripartire dalla serie C. Oggi a Napoli l’umore è diametralmente opposto rispetto a ventinove anni fa: i tifosi assaporano la delusione per un addio che sembra imminente e sperano che arrivi l’uomo giusto per sostituirlo. Magari per una nuova data da segnare, col sorriso, sul calendario della storia azzurra.

 

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