“Il governo può continuare il proprio lavoro ma è chiaro che la vicenda ha indebolito la sua immagine”. Lo dice in un’intervista al Mattino, commentando gli esiti del caso Ablyazov, il segretario del Pd Guglielmo Epifani, che anche in un colloquio con Repubblica sottolinea la necessità di “un governo più forte”: stesso premier, stessa maggioranza, ma con “un profilo più autorevole”. Epifani non vuole parlare esplicitamente di rimpasto.
“Ora – spiega al Mattino – pende la spada di Damocle dalla Cassazione, ma saputo come va a finire, a settembre il governo deve partire con una rinnovata forza”. “Superato l’appuntamento cruciale di fine luglio, a settembre il governo dovrà ricalibrare il programma e la propria forza”. “Non ne faccio un problema di nomi – dice a Repubblica. – L’importante è un rafforzamento dell’ esecutivo”. Secondo Epifani, “sfiduciare Alfano voleva dire far cadere il governo”, spiega al quotidiano diretto da Ezio Mauro, perché “Alfano è anche il segretario del Pdl”. L’espulsione “inaudita” della moglie del dissidente kazako e della figlia meritava “le dimissioni di Alfano”, ma “non c’era alternativa al voto di ieri”. “La discussione nel partito è stata intensa”, ammette al Mattino, poi “è prevalsa l’esigenza di garantire continuità al governo”. “Che poi solo tre senatori abbiano deciso di votare in difformità dagli altri, non è certo uno scandalo”, anche se avrebbero potuto avvertire il capogruppo. Eventuali espulsioni? “Non mi piacciono, deciderà Zanda cosa fare”. Epifani vede “difficile” uno scenario diverso di maggioranza, con i 5 Stelle: “abborracciare maggioranze – spiega – non porta a governi solidi e la condizione economica del Paese impone stabilità. Un diverso quadro politico potrebbe nascere come extrema ratio ma solo per cambiare il Porcellum e tornare al voto”.