“Non ci sarà alcun passo indietro, né alcun rimpasto”, anche perché “non c’è una terza via tra questo esecutivo e il caos”. Parola di Angelino Alfano, intervistato dal Corriere della Sera. Il vicepremier e ministro dell’Interno sottolinea che il voto alla mozione di sfiducia nei suoi confronti per il caso Shalabayeva è stato “un momento di fortissima tensione”, ma è convinto che “il rilancio dell’azione del governo nasca proprio dal discorso di Lettà'”. Alfano assicura anche che il suo partito si è stretto intorno a lui, a cominciare dal leader Silvio Berlusconi. “Resteremo uniti ancor di più fino al 30 luglio – aggiunge – perché la nostra preoccupazione per la vicenda giudiziaria è fortissima”.
Il titolare del Viminale esprime “riconoscenza” nei confronti di Giorgio Napolitano che egli ritiene abbia “chiarito” che “si può non sapere”. Alfano parla quindi di alcuni aspetti della vicenda kazaka: “Ho ricevuto tre telefonate dell’ambasciatore kazako alle quali non ho potuto rispondere. Per questo ho incaricato Procaccini di occuparsi della vicenda – racconta. – Dopo l’incontro mi disse che il diplomatico chiedeva collaborazione per l’arresto di un latitante. Nulla di più”. Non avrebbe “mai avallato” il rimpatrio della moglie di un dissidente e della sua bambina di 6 anni. Poi aggiunge: “Se davvero avessi autorizzato la procedura l’avrei subito ammesso e poi avrei difeso la mia scelta. Del resto c’erano anche le autorizzazioni della magistratura, potevo celarmi dietro quei provvedimenti”. “La gravità – evidenzia Alfano – sta nel fatto che nessuno, tra quelli che hanno trattato la materia, ha avvertito la necessità di capire che si stava maneggiando una vicenda delicatissima e di avvisare il livello politico di governo che qualcosa di grave stesse accadendo. Compresa l’invadenza dei kazaki, della quale nessuno mi ha mai parlato”.