”Non voglio che il mio corpo venga aperto”. Sono le parole con cui Steve Jobs, malato di una rara forma di cancro al pancreas, rifiuto’ di sottoporsi all’operazione che forse avrebbe potuto salvargli la vita. Una decisione di cui – giunto alla fine del suo calvario – fini’ per pentirsi.
A rivelarlo e’ Walter Isaacson, biografo ufficiale del fondatore della Apple, il cui libro uscira’ il prossimo 24 ottobre. In un’intervista che andra’ in onda domenica sulla Cbs, nel coso del programma ’60 minutes’ – di cui sono stati diffusi ampi stralci – Isaacson racconta alcuni episodi della vita piu’ privata del ‘visionario della Silicon Valley’. Non solo quelli legati all’ultimo triste periodo della malattia. Ricorda, ad esempio, quando Jobs incontro’ il proprio padre biologico senza saperlo. O la sua passione per i Beatles. O quando, ancora adolescente, fu vittima del bullismo a scuola. O ancora quando nel 1985 fini’ la sua prima esperienza alla Apple e si scaglio’ contro coloro che lo cacciarono, definendoli corrotti e concentrati solo a fare soldi invece che a ideare grandi prodotti. Come fu in grado di fare lui una volta richiamato in azienda nel 1996. Ma il ricordo piu’ toccante di Isaacson e’ proprio quello di come l’uomo in questi anni ha affrontato la malattia. ”Diceva di non voler che il suo corpo fosse aperto, di non voler essere violentato”, racconta il biografo, spiegando come Jobs abbia scelto la strada della medicina alternativa. ”Ha provato con un nuovo regime alimentare – ricorda Isaacson – con la macrobiotica, dicendo sempre no all’intervento chirurgico”. Solo dopo nove mesi, arrendendosi all’evidenza di un male che avanzava inesorabilmente, si convinse a sottoporsi all’intervento chirurgico. Senza mai mostrare, pero’, preoccupazione davanti ai suoi collaboratori, sempre minimizzando la serieta’ delle proprie condizioni. Anche se i chirurgi gia’ confidavano come fosse troppo tardi. ”Non avro’ bisogno di chemioterapia o di radioterapia”, aveva scritto Jobs dal proprio letto di ospedale il primo agosto 2004 in una email ai dipendenti della casa di Cupertino. In seguito – come Isaacson racconta nella biografia in uscita che originariamente avrebbe dovuto chiamarsi ‘iSteve’ – Jobs continuava a dire a tutti che era guarito dal cancro, mentre ancora si sottoponeva a dei trattamenti.