GIUGLIANO – La situazione attuale di incertezza giuridica sta mettendo gli stabilimenti balneari in seria difficoltà. Bisogna arrivare ad una riscrittura delle regole che riguardano il demanio marittimo ad uso turistico-ricreativo, in maniera tale da dare futuro e certezze alle 30.000 imprese italiane. Le norme farraginose e spesso contraddittorie con le quali dobbiamo convivere rischiano di causare situazioni come quella in Campania.
Dall’analisi tecnico-legale degli esperti riuniti oggi a Roma con la Giunta di Presidenza del S.I.B. Sindacato Italiano Balneari FIPE/Confcommercio, si è evidenziato che i sequestri delle imprese balneari a Licola-Varcaturo sono causati da confusione e da carenze amministrative determinate dall’inefficienza colpevole dei Comuni di Giugliano e Pozzuoli. Nel corso della riunione è emerso, poi, che a seguito di una analisi approfondita della vicenda, le imprese balneari coinvolte sono assolutamente nel giusto ed, in ogni caso, in buona fede. Le irregolarità burocratiche causate da un quadro normativo confusionario richiedono in tempi brevi un intervento da parte del Governo e delle Regioni che facciano chiarezza e restituiscano le imprese alla piena disponibilità dei concessionari. Il S.I.B. chiederà al Governo di confermare autorevolmente le interpretazioni fornire fino ad oggi sulla normativa vigente, così da evitare distorsioni amministrative che, come in questo caso, hanno causato gravissimi danni alle 18 imprese balneari, bloccandone l’attività, fatto perdere 400 posti di lavoro e un danno economico quantificabile in quasi 10 milioni di euro. Sul litorale interessato si è, così, verificato un incredibile paradosso in quanto le spiagge libere attigue a quelle sequestrate, pur continuando a rimanere abbandonate, senza servizi di salvataggio e nella totale incuria e sporcizia, sono alla mercé degli abusivi che, approfittando della situazione, noleggiano illegalmente lettini e ombrelloni ai bagnanti. Il Sindacato, infine, verificherà se ci sono le condizioni per avviare una azione legale contro i responsabili di questa situazione per un adeguato risarcimento e, soprattutto, per vedersi riconosciuto il gravissimo danno d’immagine. “E’ inspiegabile che i gestori di storici stabilimenti balneari di queste località (in alcuni casi addirittura da 3 generazioni) – afferma Riccardo Borgo, presidente nazionale del Sindacato – rischiano di essere individuati come usurpatori del bene pubblico, morosi nel versamenti dei canoni, illegali nell’esercizio delle loro imprese e considerati dall’opinione pubblica alla stregua di pessimi fiduciari dello Stato”. In sintesi oltre al danno la beffa. “Il S.I.B. – conclude Borgo – condivide la volontà di questi colleghi di vedersi riconosciuta, oltre la possibilità di continuare con dignità e rispetto il proprio lavoro, anche l’orgoglio di essere imprenditori e cittadini onesti”.