CASAL DI PRINCIPE – Al fine di consentire il completamento delle operazioni di risanamento delle istituzioni locali nelle quali sono state riscontrate forme di condizionamento da parte della criminalità organizzata, il Consiglio dei ministri ha deciso di prorogare gli scioglimenti dei comuni di Casapesenna, Castel Volturno e Casal di Principe (Caserta),

nonché di Mileto (Vibo Valentia).

I comuni casertani di Casapesenna, Castel Volturno e Casal di Principe erano stati sciolti per infiltrazioni camorristiche il 6 aprile del 2012 a poche settimane dalle elezioni comunali, quando le liste dei candidati sindaci erano già state presentate. Per Casal di Principe fu il terzo scioglimento per camorra in 21 anni dopo quelli decretati dai responsabili del Viminale Vincenzo Scotti (nel 1991) e Giorgio Napolitano (23 dicembre 1996) seguiti a due maxi-blitz delle forze dell’ordine, tra cui la nota operazione “Spartacus”, che avevano portato in carcere decine di affiliati al clan dei Casalesi.

Anche lo scorso anno, a provocare lo scioglimento del Comune – peraltro già commissariato dal novembre 2011 dopo le dimissioni in massa dei consiglieri della maggioranza guidata da Pasquale Martinelli – fu l’operazione della DDA denominata “Il principe e la ballerina” che nel dicembre 2011, oltre a coinvolgere politici di rilievo nazionale come Nicola Cosentino, portò all’arresto di 52 persone, tra cui l’ex sindaco di Casal di Principe Cristiano Cipriano e i suoi ex assessori Angelo Ferraro e Antonio Corvino, per gravi reati come il voto di scambio politico-mafioso in relazione alle due elezioni amministrative tenutesi nel 2007 e nel 2010.

Anche a Castel Volturno furono le inchieste dell’Antimafia partenopea a provocare lo scioglimento per camorra; nel novembre del 2010 la DDA indagò per concorso esterno in associazione mafiosa il sindaco di allora Antonio Scalzone e l’ex primo cittadino Francesco Nuzzo, magistrato; secondo i pm le due amministrazioni erano fortemente condizionate dalle richieste del capo dell’ala stragista dei casalesi Giuseppe Setola e dagli uomini del suo gruppo; un condizionamento emerso anche nel febbraio dello scorso anno quando sono finiti in cella 14 persone, tra cui ex amministratori del Comune del litorale domizio.

A Casapesenna invece, due mesi prima dello scioglimento, fu arrestato il sindaco Fortunato Zagaria (scarcerato dopo oltre due settimane), accusato dalla DDA di violenza privata nei confronti del suo predecessore Giovanni Zara, aggravata dall’aver agito per favorire il clan facente capo a Michele Zagaria. I condizionamenti posti in essere dal clan sull’amministrazione erano poi stati confermati da alcuni pentiti.

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