Il gusto potrebbe essere una questione di genetica. Secondo un nuovo studio della Penn State University, infatti, i geni potrebbero giocare un ruolo nel gusto percepito, influenzando il modo in cui i recettori del gusto inviano segnali al cervello. ”Le differenze genetiche potrebbero portare a differenze nel modo in cui le persone rispondono ai gusti degli alimenti”, ha spiegato John Hayes, che ha contribuito alla ricerca pubblicata sulla rivista Chemical Senses.

Gli studiosi hanno prima determinato il profilo genetico dei volontari e sono stati poi in grado di spiegare e prevedere le loro reazioni in un test di assaggio di campioni di acesulfame-K, un dolcificante non nutritivo che si trova in molte bibite gassate. Mentre alcune persone trovavano l’Ace K dolce, altre non riuscivano a dire se fosse dolce o amaro. Tutto dipendeva, a detta degli scienziati, dalle varianti di due geni dei recettori dell’amaro, il TAS2R9 e il TAS2R31.

 

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