All’inchiesta antimafia denominata ”Dna”, che ha portato all’arresto di quattro persone oltre alle dichiarazioni degli imprenditori estorti, ha contribuito anche il racconto del collaboratore di giustizia Maurizio Di Gati di Racalmuto. Secondo Di Gati, uno degli arrestati ”Filippo Focoso e’ uomo d’onore appartenente alla famiglia di Realmonte con il ruolo di capofamiglia”.

Focoso viveva in Germania ed a Realmonte e’ rientrato nel 2005 dopo l’arresto del fratello Joseph, dedicandosi all’organizzazione delle estorsioni e alla relativa riscossione del pizzo ai danni dei commercianti di Realmonte. Francesco Luparello, l’altro destinatario di un ordine di custodia cautelare,, secondo gli investigatori, e’ una delle persone piu’ vicine a Focoso. Il suo rapporto con la famiglia del boss Gerlandino Messina, arrestato dopo una lunga latitanza, e’ strettissimo. Il 18 ottobre del 1992 e’ stato infatti denunciato per oltraggio e resistenza a pubblico ufficiale perche’ cerco’ di impedire alle forze dell’ordine l’ingresso nella casa di Messina che, in quella occasione, fu arrestato per detenzione illegale d’arma da sparo. Secondo i carabinieri del reparto operativo, Luparello si sarebbe adoperato per le esigenze di Joseph Focoso recluso a Parma. Il terzo indagato Domenico Seddio, secondo i militari, sarebbe invece l’attuale leader della famiglia mafiosa di Porto Empedocle e i suoi adepti sarebbero Salvatore Romeo e Francesco Luparello. Seddio avrebbe inoltre brigato, in particolar modo, per ottenere l’assunzione di persone a lui vicine all’Italcementi di Porto Empedocle, garantendo al tempo stesso ”protezione” all’impianto. Il quarto arrestato, infine, Salvatore Romeo, secondo le dichiarazioni del pentito Pasquale Salemi, sarebbe il braccio operativo di Seddio, ”occupandosi di incendiare autovetture e sistemare bottiglie incendiarie per intimidire le vittime delle estorsioni”

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