Nell’India grande potenza economica ma, rivelatasi, dai piedi d’argilla, celebrata retoricamente come la “piu’ grande democrazia del mondo”, ma solo per il numero degli elettori, vige ancora in molte aree un rigido sistema castale. Ne ha fatto le spese una ragazza di 17 anni impiccata ad un albero nel giardino di casa da 2 fratelli.

La sua unica colpa essersi innamorata di un ‘dalit’ (un “intoccabile”), ossia un fuori casta. Teatro dell’ultimo episodio di barbarie la provincia di Tirunelveli nello stato meridionale Tamil Nadu. La polizia ha arrestato i fratelli-assassini di 24 e 20 anni, che hanno confessato. La vittima si chiamava Gomathi, figlia di un agricoltore, ma si era innamorata del dalit Murugan. Il sistema castale indiano e’ diviso in 4 grandi categorie: in un rigido ordine di importanza su tutti prevalgono i kshatriya (re e guerrieri), seguiti dai brahmini (sacerdoti), i vaishya (agricoltori – come la famiglia della vittima – e mercanti) e gli shudra (i servi). A queste, anche grazie all’inurbazione e agli sviluppi della scolarizzazione scientifica, se ne sono aggiunte altre. In fondo, restano comunque e sempre i ‘dalit’, cui erano riservati compiti umilianti come la pulizia delle latrine, e che Gandhi ribattezzo’, ‘harijan’ (figli di Dio).

 

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