NAPOLI – Restituire ai cittadini campani la loro dignità e il diritto costituzionale alla salute, garantire la possibilità di scelta di medico e luogo di cura, assicurare il corretto utilizzo delle risorse destinate al settore sanitario, pubblico e privato, ridurre l’elevato livello di inefficacia e inefficienza della sanità regionale e correggere le distorsioni sistemiche del quadro politico ed economico campano. Sono solo alcuni dei temi denunciati oggi in conferenza stampa da Fausto Corace, Segretario Regionale del PSI, da Gennaro Oliviero, Presidente del Gruppo Consiliare Pse del Consiglio Regionale della Campania e da Gennaro Mucciolo, Consigliere Segretario del Consiglio Regionale.
Nel corso dell’incontro è stata illustrata la proposta di legge per l’Istituzione di una Commissione d’Inchiesta finalizzata all’accertamento dello stato d’attuazione e della gestione dell’accreditamento istituzionale di strutture sanitarie private in Campania. Una commissione per valorizzare il sistema sanitario campano, l’apporto di capitali privati e per contribuire a mantenere alta la qualità delle cure destinate ai cittadini, a dispetto delle misure di “austerità” che attualmente caratterizzano l’iniziativa politica e legislativa del Governo Regionale. Il Governatore della Regione Campania – On.le Stefano Caldoro – si è dimostrato inadeguato nella gestione delle ASL emanando provvedimenti che hanno solo ridotto l’offerta sanitaria. I direttori generali delle ASL, ad esempio, sono stati nominati solo dopo un anno e mezzo dall’inizio della legislatura e sotto minaccia di revoca dei fondi da parte del Governo nazionale. L’esperienza di altre regioni insegna che per garantire qualità e controllo nella disciplina dell’accreditamento istituzionale vanno rispettati vincoli chiari e definiti per contrastare comportamenti opportunistici. La commissione avrà il compito di vigilare sulla possibilità data ai privati, una volta accreditati, di spostarsi all’interno dei territori secondo le loro esigenze e di cercare di recuperare il grave disavanzo di circa 500 milioni di euro che migrano verso altre regioni, mettendo in crisi le aziende sanitarie campane che attraverso un parziale assorbimento del deficit (per esempio 200 milioni) potrebbero dar lavoro a oltre 2.000 persone. Invece di attrarre risorse, Caldoro sta consentendo invece una mobilità passiva che arricchisce le cliniche private e costringe i cittadini a fuggire e curarsi in altre regioni. Tutti gli errori di gestione della Regione si ripercuotono gravemente sulla vita quotidiana dei cittadini. Infatti, a fronte di un deciso miglioramento della qualità di vita media nazionale, in Campania la perdita di efficienza nell’erogazione dei servizi sanitari ha portato ad abbassare l’aspettativa di vita della popolazione di quindici mesi. Mentre la media nazionale è di 79,1 anni per gli uomini e 84,3 per le donne, in Campania è rispettivamente di 77,7 e 83 (dati Istat 2010). Nella nostra Regione si muore prima che altrove – ha affermato il capogruppo regionale del Psi, Gennaro Oliviero assieme a Gennaro Mucciolo -. Un’incongruenza notevole se si leggono gli studi riguardanti le risorse impiegate per la salute pubblica: secondo il CERGAS dell’Università Bocconi (dati 2010), la Campania è la terza regione in Italia per incidenza di accreditamenti privati sul totale delle strutture sanitarie, ben il 37%, in pratica più di una struttura su tre, a fronte di una media nazionale del 27%. Va ricordato, tuttavia, privata assorbe circa il 40% dei ricoveri, donando quel surplus di specializzazione medica e costando soltanto il 15% del fondo ospedaliero. Dall’analisi in possesso del Ministero per lo Sviluppo Economico (2011); nel “Rapporto 2010 sugli interventi nelle aree sottoutilizzate”, stilato dal Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica, emerge che la spesa sanitaria regionale consolidata pro-capite in Campania, con la cifra di 1.193 euro, porta la nostra regione a essere una di quelle che associa a un alto livello di spesa sanitaria, una bassissima qualità delle prestazioni (l’Indicatore Sintetico di Qualità pone la sanità regionale soltanto al sedicesimo posto). A tal riguardo, ulteriormente sintomatici, sono i saldi di mobilità interregionale, che si presentano ampiamente negativi: in altre parole, molti sono i cittadini-pazienti campani costretti a rivolgersi verso strutture sanitarie esterne al territorio (al Centro-Nord per la precisione), mentre sono davvero pochi gli italiani che scelgono di curarsi in Campania. La correlazione di questi dati, secondo il MISE, conduce soltanto a una logica e lampante conclusione: considerando la Regione, in base all’alto indice di concentrazione di spesa, per il saldo di mobilità fortemente negativo, associato a un indicatore di qualità delle prestazioni sanitarie basso si svela, in tutta la sua tragicità, l’elevato livello di inefficacia e inefficienza della spesa sanitaria regionale. Un sintomatico esempio di quanto la situazione si presenti disperata è dato dal crescente aumento della popolazione anziana. I Livelli Essenziali di Assistenza del Servizio Sanitario Nazionale, pongono come standard minimo il 3,5%, entro il 2013, per i servizi dedicati di assistenza domiciliare. Bene, la Regione Campania si trova, attualmente, a un desolante 1,9%. Si pensi che alcune ASL (come Napoli1 e Napoli2) sono intorno all’1%. Inoltre, il tasso di crescita annuale medio, per queste prestazioni, è soltanto dello 0,1%. Il target prefisso non sarà mai raggiungibile.