Sindacati in piazza contro la legge di stabilita’: Cgil Cisl Uil e Ugl hanno annunciato che a novembre si terranno scioperi di quattro ore con manifestazioni gestite a livello territoriale. I sindacati, ha riferito il leader della Uil Luigi Angeletti, intendono rilanciare la piattaforma convenuta con la Confindustria che prevedeva di ridurre le tasse reperendo risorse dalla riduzione degli sprechi nella Pubblica Amministrazione. “Ci hanno obbligato a mettere in campo la nostra forza per ottenere un cambiamento della legge di stabilita’ attraverso il dibattito parlamentare”.
La decisione e’ stata presa infatti per protestare contro la legge di stabilita’, giudicata da loro insufficiente per agganciare il treno della ripresa. E al viceministro dell’Economia Stefano Fassina che ha definito lo sciopero “un errore”, ha prontamente replicato il segretario generale della Cgil Susanna Camusso: “E’ un errore fare una legge di stabilita’ che non e’ nel segno del cambiamento e non ha messo il lavoro al centro”. Sulla stessa lunghezza d’onda, il leader della Cisl Raffaele Bonanni: lo sciopero e’ stato indetto contro “il partito della spesa pubblica, il vero gruppo che blocca la possibilita’ di crescita del Paese”. E proprio in vista dell’esame della legge di stabilita’ da parte delle Camere, arriva l”invito’ del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi: “Ho espresso il forte timore che nella fase di passaggio di conversione della legge di stabilita’ non saltino fuori le porcherie, le porcate del passato. Mi auguro che questo non succeda”, ha affermato aggiungendo che “stiamo dando con forza il nostro messaggio al governo”. Intanto il presidente del Consiglio Enrico Letta ha cosi’ ammonito: “In questi mesi ho imparato che si blocca tutto quando non si scioglie alla radice il problema dei cosiddetti concerti, quando non si riesce a dire ‘no’ a un ministero. La prima cosa e’ quella di stilare le priorita’ e dire chi comanda. Meno concerti ci sono e piu’ una cosa funziona”. “Bisogna partire sciogliendo una serie di nodi”, ha aggiunto Letta, “stabilire le gerarchie, chi comanda”.