CASERTA – Immagini e visioni di una ragazza in cerca di sua madre in un paese straniero compongono “Tessuto”, spettacolo basato sull’interazione fra recitazione, disegno dal vivo e musica live, in scena stasera sabato 26 ottobre ore 21 e domani domenica 27 ore 19 a OfficinaTeatro, secondo appuntamento di Preferenze, la stagione 2013/2014 dello spazio artistico di San Leucio diretto da Michele Pagano.
In scena Daniela Scarpari con una produzione Cascina Barà, testo di Alessandra De Luca con la regia visuale e tag-tool idea Fupete. Produzione, diario in tessuto e disegno dal vivo Alessio Trillini; colonna sonora Lorf, Alessandra De Luca; musica dal vivo Lorf; con la collaborazione di Erika Gabbani – Nasonero.
Dunque, recitazione, disegno e musica. I tre aspetti sono a tal punto compenetrati che non possono sussistere l’uno senza l’altro e creano un equilibrio sottile che attraversa l’azione teatrale, l’improvvisazione e la performance visuale. Le immagini proiettate che compongono la scenografia vengono guidate ed animate da un artista dal vivo attraverso una tavoletta grafica, spaziando dal semplice segno fino a raggiungere un certo grado di complessità. Contemporaneamente il musicista interagisce attraverso brani preregistrati ed interventi acustici dal vivo di basso e chitarra. La protagonista racconta la storia sua e di sua madre, legge il diario sul tessuto, ricorda, crea immagini e cantilene mentre la scena si trasforma sotto gli occhi dello spettatore e segna il mondo interiore del personaggio. Un esperimento, un monologo ma non troppo: la musica, il diario di tessuto ed il disegno si alternano come personaggi che accompagnano l’attrice, la provocano, mutano il suo stato d’animo o seguono il suo racconto. La scena si satura di sensazioni e di poesia, per poi trascinare con modalità espressive diverse gli spettatori in un abisso di ombre e poi di nuovo su in alto verso immagini poetiche sfuggenti. Un tipo di teatro sociale e visivo che indaga due ordini di conflitti contemporanei: l’esclusione dello straniero che trova la sua deriva nell’annientamento dell’individualità, e l’impossibilità di comprendere in pieno il punto di vista dell’altro all’interno di un rapporto intergenerazionale, in specifico quello tra madre e figlia.