Alle prime luci dell’alba, la Guardia di Finanza ha eseguito tre ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di due imprenditori e un maresciallo delle stesse Fiamme gialle. In questo modo il nucleo di polizia tributaria e la compagnia della Guardia di Finanza di Rimini hanno disarticolato un’organizzazione criminale economico-finanziario. L’operazione e’ stata chiamata “Perla di Cristallo”.

In manette colui che viene ritenuto la mente del gruppo, Alberto Verni, noto gioielliere di Riccione, attivo nel settore dei preziosi e centri benessere a Riccione, Cortina D’Ampezzo, Pesaro, Fano e Calcinelli di Saltara, il socio collaboratore, Mirko Tonelli, un imprenditore di Fano, oltre al maresciallo della Guardia di Finanza. Denunciati a piede libero un ex direttore di banca e le mogli dei due imprenditori arrestati. Ai due imprenditori e al bancario la Gdf contesta anche l’associazione per delinquere per falso e appropriazione indebita. Uno spunto all’indagine parte con il commissariamento Carim nel 2009, durante il quale Bankitalia segnala una serie di finanziamenti anomali, tra cui anche quello all’imprenditore di Riccione che fino al 2009 ha società che dichiarano redditi di un massimo di 18 mila euro e un reddito personale di 6.300 euro annuo. Il nome dello stesso imprenditore di Riccione nel 2009 spunta nella lista dei un’altra inchiesta “Re Nero” su trasferimenti di denaro dall’Italia a San Marino. Gli accertamenti hanno consentito agli inquirenti di scoprire un complesso intreccio societario ideato per sottrarre i redditi provenienti dalle attività commerciali alla tassazione e portarli a San Marino attraverso una società di diritto sammarinese costituita appositamente sul Titano. I soldi del gioielliere arrivavano nelle banche del Titano grazie a “spalloni” in contanti e direttamente versati sul conto della società sammarinese, poi ritornavano in Italia sotto forma di pagamenti di merce, preziosi e pezzi di antiquariato, acquistata dalla società sammarinese presso le società italiane del riccionese. E tutto questo giro si basava su fatture false. La Gdf, coordinata dal sostituto procuratore Gemma Gualdi, ha eseguito anche un sequestro per equivalente di oltre 2 milioni di euro, tra beni mobili (un appartamento di pregio a Riccione) e quote societarie delle quattro facenti capo al gioielliere tra Riccione e Cortina D’Ampezzo.

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