L’ultima tessera del mosaico della vita, il fosforo, è stata scoperta nei resti di una supernova, l’enorme esplosione che segna la morte delle grandi stelle: era l’ultimo ingrediente della vita a mancare ancora all’appello. Nei resti di un’altra supernova è invece stato scoperto il primo gas nobile, l’Argon.
La scoperta di questi due elementi si deve a due gruppi di ricerca internazionali, guidati rispettivamente dall’Università di Seul e dall’University College di Londra, che hanno pubblicato i risultati sulla rivista Science. Stelle e supernovae sono la ‘fabbrica’ della maggior parte degli elementi che servono alla vita, senza di esse l’Universo sarebbe infatti costituito solamente da elementi basilari, come l’idrogeno. All’interno del nucleo delle stelle i processi di fusione dei nuclei di idrogeno portano infatti alla produzione di elementi più pesanti, come l’elio, e via via che la stella ‘invecchia’ avviene la produzione di elementi più complessi, come il ferro. Per ottenere elementi ancora più pesanti o complessi è necessaria ancora più energia: quella prodotta nelle supernovae, l’ultimo esplosivo momento di vita della stella. Analizzando la luce proveniente da Cassiopea A, il residuo di una supernova esplosa circa 11.000 anni fa, i ricercatori coreani hanno individuato per la prima volta la ‘firma’ del fosforo prodotto dall’esplosione. Finora solo di altri cinque elementi fondamentali per la vita (idrogeno, carbonio, azoto, ossigeno e zolfo) era stata individuata con certezza la fonte. Grazie ai dati forniti al telescopio spaziale Herschel, dell’Agenzia Spaziale Europea (Esa), i ricercatori britannici hanno invece riconosciuto nella Nebulosa del Granchio, i resti di un’esplosione documentata nel 1054 d.C., la presenza di un gas nobile, l’Argon-36. L’elemento risulta essere in una particolare condizione, detta di ibridazione, e conferma così una teoria fisica per cui questo tipo di elementi in stato di ibridazione si originano proprio nel cuore delle violente supernovae.