E’ durata quasi otto ore la nuova perizia sul sistema frenante del bus precipitato la sera del 28 luglio del 2013 dal viadotto Acqualonga dell’A16 Napoli-Canosa. I nuovi esami, effettuati in un officina specializzata del capoluogo irpino alla presenza dei consulenti delle parti, sono stati finalizzati ad accertare le condizioni funzionali dei freni al momento dell’incidente: l’impianto, smontato dal bus che aveva già percorso 800 mila chilometri e superato la revisione cinque mesi prima dell’incidente, è stato rimontato su un analogo modello della stessa casa automobilistica per verificare in movimento l’affidabilità.

La perizia, i cui risultati saranno acquisiti entro i prossimi sessanta giorni, è stata richiesta dai consulenti nominati dalla Procura avellinese e, secondo quanto si apprende, non avrebbe aggiunto per il momento elementi nuovi a quelli già acquisiti. La simulazione dei periti continuerà anche nella giornata di domani, presso una officina specializzata di Casoria (Napoli). Sulla sciagura di Monteforte Irpino (Avellino), costata la vita a 40 persone, gli inquirenti ipotizzano i reati di omicidio colposo plurimo e disastro colposo per il dirigente di Tronco della società Autostrade, Michele Renzi, per il responsabile della manutenzione del tratto, Antonio Sorrentino, per il proprietario del bus noleggiato, Gennaro Lametta, e, formalmente, anche per il fratello di quest’ultimo, Ciro, deceduto alla guida del bus. Nell’inchiesta coordinata dal procuratore capo, Rosario Cantelmo, sono anche indagati per omissione di atti di ufficio due ex direttori di Tronco della società Autostrade, Nicola Spadavecchia e Paolo Berti, e Michele Maietta, coordinatore del Centro servizi di Cassino.

Una svolta decisiva alle indagini per ricostruire dinamica e cause dell’incidente, insieme ad eventuali responsabilità, verrà però dalla perizia sulle barriere protettive del viadotto che verrà completata entro il prossimo mese di marzo: nel corso dell’incidente probatorio sul cosiddetto “New Jersey”, i consulenti delle parti civili espressero forti perplessità sulla manutenzione delle barriere, il cui aggancio al suolo sarebbe risultato molto precario a causa dei bulloni di fissaggio erosi dal sale sparso sulla carreggiata nei mesi invernali.

 

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