Si diffonde in Italia, anche se lentamente e soprattutto al Nord, la buona abitudine di effettuare screening antitumorali, per verificare lo stato di salute di seno, utero e tratto finale dell’intestino.
Nel 2012, oltre 10 milioni e 600 mila cittadini ritenuti potenziali ‘bersagli’ della patologia, ovvero il 6,9% in più rispetto all’anno precedente, sono stati invitati a effettuare esami di prevenzione gratuiti e nell’ambito di programmi di controllo. Oltre 5 milioni di coloro che sono stati ‘invitati’ ha accettato di svolgere lo screening, mentre gli altri hanno declinato o provveduto privatamente. Sono i dati contenuti nel rapporto annuale dell’Osservatorio Nazionale Screening, che verranno presentati in occasione del XII Convegno nazionale in programma il 30 e 31 gennaio a Bologna. Quella che delinea l’Osservatorio – riconosciuto nel 2004 come strumento a supporto sia delle Regioni che del ministero della Salute per l’attuazione e la valutazione dei programmi di screening – è un’Italia divisa: al Centro-Nord 9 donne su 10 vengono invitate a effettuare una mammografia, mentre questo ‘privilegio’ al Sud scende a quota 3 su 10 e il dato, soprattutto nelle Regioni sottoposte a Piano di Rientro, è in calo di ben il 15,8%. Oltre 4 milioni di persone, invece, sono state invitate a effettuare un esame colon-rettale, con un aumento rispetto al 2011 del 9%: anche qui è netto il divario tra Nord, dove l’invito ha riguardato 8 persone su 10, e Sud, dove ne sono state invitate 2 su 10. Nelle Regioni meridionali, però, si riscontra un marcato aumento, pari al 10,5%, di inviti ad effettuare un esame al collo dell’utero. Ma molte donne hanno deciso di non seguire il consiglio. Seppur in crescita, infatti, la partecipazione degli italiani a programmi di prevenzione è ancora bassa. “Nel 2012, la partecipazione alla mammografia in Italia è stata del 57%, mentre in Olanda del 78% e in Gran Bretagna del 73%”, sottolinea il direttore dell’Osservatorio, Marco Zappa. Un’occasione sprecata, visto che un programma di screening, se regolarmente seguito, può portare a guadagni significativi in termini di salute. “La diminuzione del rischio di morte per tumore della mammella e del colon-retto – spiega ancora Zappa – è di circa il 40%. Mentre per lo screening cervicale e del colon retto si ha anche una diminuzione del rischio di ammalarsi, dell’ordine rispettivamente del 70% e del 20-30%, perché scopre i precursori benigni del tumore”.