Matteo Renzi ha rivendicato la lealta’ del Pd nei confronti del governo e ha rinnovato l’invito a Enrico Letta a decidere lui se sul governo va tutto bene o c’e’ qualcosa da cambiare. “Andiamo avanti in modo chiaro sull’obbiettivo delle riforme che ci ha dato il popolo delle primarie”, ha spiegato alla direzione del Pd.
“Il giudizio sul governo, sui ministri spetta innanzitutto al presidente del Consiglio: se ritiene che le cose vadano bene come stanno andando, che vada avanti. Se ritiene che ci siano dei cambiamenti da apporre, affronti il problema nelle sedi politiche e istituzionali, indichi quali e giochiamo a carte scoperte”, ha sottolineato. “Io difendo il Pd non per ruolo, ma per convinzione rispetto a questi mesi. Anche quando il Pd e’ stato guidato da altri”, ha spiegato. “Se ci sono stati dei problemi, non li ha mai posti il Pd. Non abbiamo mai fatto mancare il nostro appoggio in nessun passaggio rilevante. La nostra fiducia e’ stata costante anche su provvedimenti che non digerivamo bene e sui ministri quando il premier ha chiesto un aiuto gli e’ stato concesso inn modo chiaro”, ha ricordato.
Alle elezioni ci sarebbe “il simbolo del Pd e do’ per scontato che ci sarebbero i moderati, che non vogliono stare col Pd ma nemmeno dall’altra parte una sorta di gol che valgono doppio, e una sinistra che non sarebbe da respingere”, ha sottolineato Renzi che ha respinto il dibattito che si e’ svolto sui sondaggi e il timore che ne e’ nato circa un recupero del centrodestra. “E’ del tutto evidente che se si andasse a votare con questo sistema, il Pd dovrebbe riflettere su come posizionarsi. I sondaggi dicono che i partiti di centro che hanno deciso di schierarsi vengono conteggiati a Berlusconi. Non e’ cosi’: Scelta civica si e’ divisa, e se anche ci si dividesse fino all’atomo, il consenso non lo porta piu’ il leader, non si trascina dietro il suo consenso. L’elettore e’ molto piu’ in grado di decidere e questa ricostruzione e’ superficiale”. Per Renzi il dibattito sull’Italicum “non si affronta mettendo insieme i sondaggi in base alle sigle politiche.
Bisogna vedere da una parte il centrodestra, un centro che non c’e’ piu’ e lo considero una vittoria per chi crede nel bipolarismo, mentre nel centrosinistra si pone il problema di come stare insieme”. Il leader Pd vede alle prossime elezioni “il simbolo del Pd, e do’ per scontato che accanto ci sarebbero i moderati che non vogliono stare col Pd ma nemmeno dall’altra parte, una sorta di gol che valgono doppio, e nella sinistra che non sarebbe da respingere. Il dibattito post sondaggi mi sembra parziale. La questione delle elezioni si pone a mio parere nel momento in cui siamo in condizioni di avere consapevolezza della nostra forza non di preoccuparci di come ci arrivano gli avversarti. Non mi preoccupa Casini che sta di la’”.