Al Sud in 5 anni é sparito il 15% di insegnanti di ruolo. Lo sottolinea l’Anief secondo cui così si spiega il boom di abbandoni e disoccupazione. “Sul fronte dell’Istruzione il Sud è sempre più abbandonato a se stesso.

La conferma – spiega l’associazione – arriva dall’ incrocio dei dati forniti dalla Fondazione Agnelli sull’elevata percentuale di insegnanti di ruolo tagliati tra il 2007 e il 2012, con i record negativi (tra il 16% e il 18%) riscontrati nelle province di Nuoro, Reggio Calabria e Isernia,, con quelli pubblicati da Abi-Censis da cui emerge l’impellente necessità di avviare ‘politiche economiche organiche’ a partire dal Sud dove il ritardo è davvero notevole, e le indicazioni del Miur sull’alto tasso di dispersione scolastica rilevata proprio nel Mezzogiorno e nelle Isole. Dal primo rapporto – ricorda l’Anief – emerge che dal 2007 al 2012 il personale della scuola statale (insegnanti e Ata) è diminuito del 10,9%, una percentuale quasi doppia della media del pubblico impiego. Anche se il numero di alunni tra il 2009 e il 2012 è aumentato di 90.990 unità, quello degli insegnanti si è ridotto del 9% passando “da 843mila a 766mila” Per l’Anief “quel che è particolarmente grave è che sono state riscontrate importanti differenze regionali, con province del Sud, dove la popolazione studentesca è in forte calo, che hanno registrato diminuzioni dei docenti di ruolo fino al 18%. I tagli maggiori al corpo docente di ruolo hanno riguardato tutte province del Sud: Frosinone, Matera, Avellino, Messina, Catanzaro, Cosenza, Potenza, Nuoro, Reggio Calabria e Isernia”. “Il problema è che scorrendo il rapporto territoriale Abi-Censis si evidenza che le aree dove lo ‘squilibrio socio-economico’ è maggiore sono quelle del Sud e delle Isole. E lo stesso, tranne rare eccezioni, vale – osserva l’Anief – per quelle che hanno il più ‘basso tenore di crescita’ a livello di ‘potenzialità rurale’ o che sono ‘a rischio involuzione’. Mentre i territori dove c’è maggiore possibilità di crescita e sviluppo sono quelli del Nord, in particolare il Friuli, il Trentino, il Veneto, la Lombardia e il Piemonte”. Anief ha appurato che queste zone coincidono (dati Miur) con quelle dove gli alunni iscritti, sia nella scuola di primo che di secondo grado, presentano un ‘maggior rischio di abbandono’ scolastico: anche in questo caso, le regioni dove i giovani lasciano i banchi prima dei 16 anni, sono Sardegna, Sicilia, Calabria, Basilicata, Puglia, Campania, Molise e Abruzzo. “Questi dati – commenta Marcello Pacifico, presidente Anief – dimostrano che gli attuali criteri sulla formazione dell’ organico dei docenti, con gruppi-classi che possono raggiungere 27-28 alunni, non può essere adottata anche nelle aree disagiate e a rischio: in quelle del Sud, in pratica, sono altri i parametri da adottare. È giunta l’ora di introdurre quindi dei criteri diversificati, sulla base dei parametri di disagio socio-economico delle singole aree. E per questo occorre prevedere delle risorse aggiuntive, ad iniziare da un diverso rapporto docenti-studenti, facendo così cadere l’unicità degli organici e della formazione delle classi. Il premier Renzi ne tenga conto nel piano di rilancio della scuola, che ha detto di voler presentare nei prossimi giorni”.

 

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