L’indagine che ha portato stamane al sequestro di beni per 13 milioni di euro ha coinvolto anche l’ex sottosegretario del Pdl Nicola Cosentino (arrestato giovedì scorso insieme ai fratelli Giovanni e Antonio per estorsione aggravata dal metodo mafioso). Per tale inchiesta (denominata “Il Principe e la scheda ballerina”) Cosentino è stato rinviato a giudizio ed è tuttora imputato per il reato di reimpiego di capitali con l’aggravante mafiosa insieme al altre venti persone, tra cui lo stesso Di Caterino, davanti al collegio del tribunale di Santa Maria Capua Vetere presieduto da Orazio Rossi. Durante la fase delle indagini preliminari la Cassazione ha fatto cadere alcuni reati contestati a Cosentino nell’ordinanza del 6 dicembre 2011, tra cui il riciclaggio e la corruzione. Per la DDA di Napoli era Cosentino il politico di rilievo nazionale cui si sarebbero rivolti Di Caterino, Corvino e Cristiano per ottenere il finanziamento dall’Unicredit e dare il via al progetto di realizzazione del Centro Commerciale “Il Principe”.

Per gli inquirenti fu decisivo un incontro che Cosentino ebbe il 7 febbraio del 2007 nella filiale dell’Unicredit di via Bari a Roma con il funzionario Cristoforo Zara (imputato a Santa Maria Capua Vetere), cui presero parte tra gli altri anche il deputato di Forza Italia Luigi Cesaro; incontro che servì secondo l’accusa a sbloccare la pratica di finanziamento da 5 milioni di euro per il Centro Commerciali, pratica poi definitivamente bloccata alcuni mesi dopo. In totale nel procedimento sono rimaste coinvolte più di 60 persone, 45 delle quali scelsero il rito abbreviato che si è concluso a Napoli nel dicembre scorso con 11 assoluzioni e 34 condanne, tra cui quella dell’ex sindaco di Casal di Principe Cipriano Cristiano (8 anni per i reati concorso esterno in associazione camorristica, voto di scambio e riciclaggio del denaro), dell’ex assessore ai beni confiscati del comune di Casale Angelo Ferraro (3 anni), dell’ex consigliere provinciale Sebastiano Ferraro (sei anni e otto mesi) e del genero del boss Francesco Bidognetti Giovanni Lubello (5 anni).

 

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