In Lombardia esiste una ‘cupola’ dell’ndrangheta, che si e’ infiltrata nel tessuto imprenditoriale e istituzionale. Lo ha messo ‘nero su bianco’ il gup di Milano Roberto Arnaldi che, leggendo per oltre un’ora il dispositivo della sentenza dopo oltre 32 ore di camera di consiglio, ha condannato 110 presunti affiliati alla mafia calabrese, confermando l’impianto accusatorio della Dda di Milano, guidata da Ilda Boccassini.
A meno di un anno e mezzo di distanza dal maxi-blitz ‘Infinito’ del luglio 2010, che ha portato in carcere piu’ di 170 persone nella sola Lombardia, stasera, dopo un giorno e mezzo di attesa (il gup ha deciso ieri di prolungare la camera di consiglio) il giudice di primo grado, con rito abbreviato, ha certificato l’esistenza in Lombardia di una struttura di vertice dell’ndrangheta, la ‘Provincia’. Struttura poi ramificata in 15 ‘locali’ (cosche) sparse tra Milano e i Comuni limitrofi. Il tutto al termine di uno dei maxi-processi con il maggior numero di imputati in assoluto nella storia giudiziaria italiana. Gli imputati erano in totale 119 (39 sono ancora a processo con rito ordinario) e solo per 8, che non avevano contestata l’associazione mafiosa, e’ stata dichiarata l’assoluzione e per uno l’estinzione del processo perche’ deceduto. Il giudice ha ‘limato’ un poco le pene, che erano state richieste dal pm della Dda Alessandra Dolci, la quale, assieme al collega Paolo Storari e all’aggiunto Boccasini, ha portato avanti le indagini, partite nel 2003 semplicemente seguendo un traffico di droga dal Sudamerica e proseguite, soprattutto attraverso l’uso delle intercettazioni, fino a ricostruire la ‘tela’ tessuta dagli affiliati delle diverse ‘locali’. Sedici anni la pena piu’ alta inflitta ad Alessandro Manno, capo della ‘locale’ di Pioltello (20 anni era stata la richiesta). Dodici anni di condanna per Pasquale Zappia (si e’ sentito male dopo la lettura del dispositivo), che nel famoso vertice tra boss nel centro intitolato a Falcone e Borsellino dell’ottobre 2009 a Paderno Dugnano, anche filmato dalle telecamere degli investigatori, sostitui’ come ‘capo dei capi’ Pino Neri. Per quest’ultimo e’ in corso il processo con rito ordinario, come per l’ex direttore della Asl di Pavia, Carlo Antonio Chiriaco. Due i politici imputati nel maxi-processo: l’ex sindaco di Borgarello (Pavia), Pasquale Valdes, condannato a un anno e quattro mesi per turbativa d’asta, e l’ex assessore provinciale milanese Antonio Oliverio, che e’ stato assolto come chiesto dalla Procura. Dall’indagine ‘Infinto’, come ha spiegato lo stesso pm Dolci nella requisitoria, oltre all’infiltrazione delle cosche nel mondo imprenditoriale, soprattutto nel settore edile e del movimento terra, sono emerse anche ”una serie di iniziative di carattere elettorale” da parte dei boss dell’ndrangheta per entrare nel mondo politico ”sia a livello locale che a livello regionale”. Tutto cio’ oltre ai classici metodi mafiosi: gli inquirenti hanno contato 130 incendi dolosi e 70 episodi di intimidazione. Cosimo Barranca, capo della ‘locale’ di Milano, e’ stato condannato a 14 anni, Pasquale Varca a 15 anni, Vincenzo Mandalari, capo di Bollate, a 14 anni, mentre Salvatore Strangio, che secondo l’accusa aveva in mano la Perego Strade, e’ stato condannato a 12 anni. Un solo imputato e’ stato scarcerato e la pena piu’ bassa e’ stata di 4 mesi. Per la Regione Lombardia e per diversi Comuni, tra cui quello di Bollate, che si erano costituiti parti civili e’ stato riconosciuto il risarcimento che dovra’ essere quantificato in sede civile. Quando il gup ha terminato di leggere la lunga sentenza, dalle gabbie sono partiti urla ed insulti, con alcuni imputati che hanno cominciato a gridare ”buffoni”, anche all’indirizzo dei loro legali.