Quel manifesto dal titolo ”Lavoro ai torresi e non ai casalesi” e firmato da Loredana Raia, candidato sindaco di Torre del Greco, ha scatenato, com’era prevedibile, una ridda di polemiche che sono andate ben oltre i confini della città napoletana. L’iniziativa, scorretta e improvvida, dell’esponente del Pd ha provocato la ferma reazione di Carlo Corvino, segretario della sezione dei Democratici di Casal di Principe. “Chiederemo l’intervento del segretario regionale Assunta Tartaglione: queste persone non possono rappresentare il Partito democratico. Cosa significa questo manifesto? Che la Raia condizionerà le gare d’appalto per non far vincere le ditte di Casal di Principe?”. Quesiti più che legittimi posti da uno come Corvino che ha sempre improntato la sua azione politica sulla difesa della legalità. E proprio per questo il leader del Pd di Casal di Principe non sopporta la strumentalizzazione populistica e demagogica di tematiche importanti quali la lotta alla criminalità organizzata e la battaglia contro l’illegalità. E non lesina critiche alla Raia per aver infangato “un intero popolo facendo basse manovre politiche di spicciolo populismo”.

“La legge – argomenta Corvino – dice in maniera chiara che, chiunque può partecipare alle gare e, chiunque le può vincere se ha determinati requisiti e determinate caratteristiche inserite nel bando. La provenienza geografica, e questo Raia dovrebbe saperlo bene, non rappresenta un elemento ostativo per perdere un appalto. Se poi nelle procedure di appalto di lavori assegnati in passato a Torre del Greco la Raia ravvisa irregolarità perché non si rivolge agli organi competenti invece di infangare un intero popolo facendo basse manovre politiche di spicciolo populismo. Spicciolo populismo – conclude Corvino – che si nasconde dietro la promessa del lavoro non appartiene al Pd e al modello del presidente Renzi”.

In effetti la “trovata” elettorale della Raia è assolutamente deprecabile. Chi si candida alla guida di una città importante come Torre del Greco – tra le più grandi della Campania – non può basare la propria proposta politica su generalizzazioni e boutade propagandistiche. Cosa vuol dire: ”Lavoro ai torresi e non ai casalesi”? Nulla. Solo populismo. Che un aspirante sindaco – peraltro del Pd – non dovrebbe rincorrere. È probabile che la Raia abbia perso la bussola nel tentativo di colmare l’enorme distacco rispetto al rivale Ciro Borriello, che al primo turno non è stato eletto per un soffio, fermandosi al 49,65% dei voti. La sua sortita infatti è inaccettabile quanto ridicola. Innanzitutto non spetta al sindaco stabilire quali ditte debbano aggiudicarsi gli appalti pubblici (si configurerebbero una decina di reati). In secondo luogo non risulta (a nessuno) che l’area torrese sia immune dalla presenza della camorra o di ditte riconducibili alla criminalità organizzata. Cara Raia, prima di parlare a vanvera, la prossima volta conta fino a dieci. Eviteresti di fare delle figuracce.

Mario De Michele

 

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