Oggi, con il riuscito brillamento di una bomba d’aereo americana avvenuta nelle acque antistanti il litorale di Miseno, si è completata una complessa ed articolata operazione di bonifica eseguita dai palombari del Nucleo S.D.A.I. (Sminamento Difesa Antimezzi Insidiosi) del Raggruppamento Subacquei Incursori “Teseo Tesei” della Marina Militare. In particolare, il brillamento di oggi, è stato uno dei più difficili e complessi eseguito dagli artificieri della nostra Marina nell’ambito di questa operazione di bonifica.
Si è infatti tratto di una bomba del tipo DEMO da ben 1.100 libbre (circa 500 kg di esplosivo inseriti in un involucro cilindrico di ferro di una lunghezza di poco inferiore ai 2 metri per circa 50 cm. di diametro). L’ordigno, risalente alla seconda guerra mondiale, si trovava su un fondale di circa 13 metri di profondità, nelle immediate vicinanze di un allevamento di mitili a Miseno, quasi totalmente ricoperto dai sedimenti ma, non per questo, meno pericoloso. Gioverà ricordare che questo tipo di bombe d’aereo, tra le più grandi usate dagli statunitensi per bombardare le aree industriali partenopee nel corso dell’ultimo conflitto mondiale, la “DEMO” da 1.100 libbre, è dotata di ben due spolette a percussione: una di “testa” ed una di “coda”. Dopo una permanenza in mare di oltre settant’anni, queste si presentavano estremamente deteriorate e, pertanto, molto pericolose. Per tali motivi il lavoro dei subacquei della Marina Militare è stato lungo, delicato e difficile ma la loro grande professionalità e la lunga esperienza ha consentito di portare a termine l’operazione senza alcun inconveniente. L’ordigno è stato trainato lentamente al largo con l’ausilio di appositi galleggianti che lo mantenevano a pochi metri al di sotto del pelo dell’acqua; giunto sulla verticale del punto prefissato per il suo brillamento, a circa 3,5 miglia dalla costa, su un fondale sabbioso con oltre 120 metri di profondità e lontano da condotte sottomarine, alla bomba, sospesa a circa 20 metri dalla superficie, è stata applicata una “contro-carica” di circa 6 kg di tritolo, collegata al detonatore con un cavo elettrico. Verificata l’assenza di estranei all’interno del “perimetro di sicurezza” (un cerchio di circa 500 metri di raggio) è stato avviato il “conto alla rovescia” che si è concluso con l’ordine di “brillamento” al quale è seguito l’esplosione del residuato bellico che ha creato una colonna d’acqua di oltre 50 metri d’altezza ed un’onda d’urto avvertita persino dall’Osservatorio Vesuviano, preventivamente allertato.
Questo brillamento è stato l’ultimo di una serie iniziata lo scorso 28 maggio, quando lo stesso team di palombari aveva fatto esplodere una bomba d’aereo americana da 500 libbre. Quindi, il giorno successivo, i subacquei della Marina Militare hanno bonificato una vasta area a ridosso del bagnasciuga della spiaggia delle ex Monachelle, nei pressi dell’ex stabilimento Sofer, nel Comune di Pozzuoli. In questo modo sono state neutralizzate sei bombe da mortaio e 12 proiettili di medio calibro, sempre risalenti alla seconda guerra mondiale. Questo materiale si trovava a pochi metri di profondità, in un’area normalmente utilizzata per la balneazione. Nel corso di una successiva perlustrazione in detta area, sono stati rinvenuti svariate decine di proiettili di piccolo e medio calibro ma sono stati classificati “inerti”, e quindi innocui, anche perché parzialmente inglobati in alcune colate di materiale cementizio presente nel basso fondale.
Poi, lo scorso 3 giugno, a fronte di un’altra segnalazione pervenuta alla Capitaneria di Porto di Pozzuoli da parte di un subacqueo, i palombari della Marina Militare hanno verificato la presenza su un fondale di circa 15 metri, sempre nei pressi dell’allevamento di mitili di Miseno, a meno di 20 metri dalla costa, di uno strano involucro metallico: un cilindro di circa 1,5 metri di lunghezza per circa 40 cm. di diametro. Ad un più attento esame è emerso che si trattava di un pericolosissimo “Cluster di bombe a farfalla”, di origine inglese, costituito da una trentina di ordigni racchiusi nel cilindro metallico, risalente sempre alla seconda guerra mondiale. Il giorno successivo, con estrema delicatezza, il micidiale ordigno è stato rimosso dal fondo, portato quasi in superficie e, con l’ausilio di alcuni galleggianti, è stato quindi trasportato al largo. Giunti a circa 3 miglia da Capo Miseno, su un fondale sabbioso posto a circa 100 metri profondità, la bomba, sempre assicurata ai galleggianti, è stata posta a 20 metri dal pelo dell’acqua. A quel punto un sub della Marina vi ha applicato una “contro-carica” di 6 kg di tritolo e si è proceduto al brillamento del residuato bellico.
La grande professionalità di questo team della Marina Militare, comandato dal Tenente di Vascello Mirko Leonzio, è stata fondamentale per restituire serenità e sicurezza a quanti, bagnanti, subacquei e lavoratori, praticano le acque del litorale flegreo, teatro di innumerevoli incursioni aeree durante l’ultimo conflitto mondiale. Tuttavia, per evitare tragedie delle dimensioni imprevedibili, rimane fondamentale la collaborazione della popolazione civile che, allorché rinviene oggetti “strani” o “inusuali” sul fondo del mare, non deve assolutamente avvicinarsi o, peggio, toccarli e tentarli di rimuoverli; bensì è necessario segnalare tempestivamente la circostanza ad un Ufficio della Capitaneria di Porto oppure telefonare la numero verde “1530” per le emergenze in mare. Saranno poi gli esperti della Marina Militare a verificare la natura del ritrovamento e, nel caso, a procedere alla bonifica del fondale. Solo così si possono evitare tragedie e si contribuisce al bene ed alla sicurezza di tutti.
{gallery}miseno{/gallery}