E’ un fiume in piena Antonio Iovine nel rispondere alle domande del pubblico ministero Antonello Ardituro in un’aula di tribunale zeppa di cronisti, tra cui anche la senatrice del Partito Democratico Rosaria Capacchione. L’ex primula rossa del clan dei casalesi ha ricostruito una serie di omicidi cui ha preso parte e alcuni meccanismi sul finanziamento della cosca, oltre che i rapporti tra le famiglie ai vertici del clan.
L’OMICIDIO DI CIRO NUVOLETTA – “Partecipammo, io, mio fratello, Michele Zagaria, Antonio Bardellino, Vincenzo De Falco. – ha spiegato O’ ninn – poi ci unimmo ad alcuni gruppi napoletani partendo da una villa di San Cipriano. Nuvoletta fu ucciso a Marano in una stradina di campagna, dopo l’agguato sparammo raffiche di colpi contro un palazzo e poi tornammo in villa a San Cipriano. Bardellino decise l’omicidio dopo che fu assassinato un suo amico. Questo episodio gli fece perdere la fiducia nei Nuvoletta anche se, probabilmente, ci fu un discorso più ampio che riguardava i rapporti con i siciliani. I Corleonesi chiesero a Bardellino di uccidere Buscetta ma Bardellino si rifiutò e i Corleonesi chiesero ai Nuvoletta di uccidere Bardellino”.
L’OMICIDIO DI BARDELLINO – “Ho saputo dell’omicidio di Bardellino quando ero in Francia. Mi telefonò Sandokan che mi disse di tornare in Italia. In Francia incontrai Mario Iovine che stava andando in Brasile mentre io tornai a San Cipriano. Al ritorno, con l’omicidio di Paride Salzillo, iniziò la faida per eliminare tutti gli uomini di Bardellino. Salzillo fu portato in una casa dove fu strangolato e il cadavere fu occultato. Da lì iniziò la guerra ai bardelliniani”.
L’OMICIDIO DI VINCENZO DE FALCO E LA VENDETTA – “Si organizzò l’omicidio di Vincenzo De Falco, il quale fu ammazzato quasi per caso. Lo intercettarono in una strada Sandokan e altri. Mario Iovine venne ucciso proprio per vendicare l’omicidio di De Falco.
LA ROTTURA TRA SANDOKAN E BIDOGNETTI – “Dopo l’omicidio De Falco i capi erano Sandokan e Francesco Bidognetti poi ai vertici arrivammo anche io e Michele Zagaria su indicazione degli stessi”. L’unità non duro a lungo in quanto “nel ’97 ci fu scissione tra i bidognettiani” e “si raffreddarono i rapporti tra Bidognatti e Sandokan perché gli Schiavone non intervennero per aiutarli contro gli scissionisti (Salvatore Cantiello e il suo gruppo)”.
LA CASSA – Iovine ha ricostruito anche la gestione della cassa del clan e i flussi finanziari:“Da quel momento per quanto riguardava la gestione della cassa del clan eravamo responsabili io Giuseppe Caterino, Michele Zagaria, Luigi Panaro. Ognuno di noi si garantiva una quota fissa. Io mi occupavo di Frignano, Villa di Briano, Casaluce; Michele Zagaria si occupava del Basso Lazio, Casapesenna; Luigi Panaro si occupava di Santa Maria C.V e dell’area di Capua; Giuseppe Caterino Enrico Martinelli e Raffaele Diana si occupavano di San Cipriano. Pagavamo affiliati e in modo diverso chi era al 41 bis, a questi veniva dato un sostegno alle famiglie tramite le macchinette. Ognuno doveva raccogliere 60mila euro per un totale di 400-450 mila euro. Ognuno di noi si creava contatti sul territorio con imprenditori e persone del posto per tangenti e coperture per la latitanza. Io utilizzavo 100mila euro per la mia famiglia e chi mi aiutava nella latitanza. Mi aiutavano una decina di persone. Io pagavo stipendi per 30mila euro a mie persone, tra cui Ernesto De Luca, Antonio Cerullo, Nicola Coppola, Antonio Cioffi e Biagio Diana. I conti li facevano le persone che ho indicato, dal 97 al 2006, poi non c’è stato più accordo con Zagaria mentre nell’ultimo periodo delegavamo. Io mandavo Ernesto De Luca.”
Negli ultimi anni con la il maxi processo Spartacus le questioni economiche erano diventate sempre più problematiche tanto da rendere difficile il pagamento degli stipendi: “Con la sentenza Spartacus – ha detto Iovine – ci sono stati problemi e gli stipendi arrivavano solo a chi era al 41 bis”.